Prezzi fuori controllo, a rischio anche le opere del Pnrr: «Chi pagherà il costo extra? Tanti si ritireranno»

Martedì 12 Aprile 2022 di Marco Agrusti
Un cantiere

I progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza potrebbero non bastare.

O meglio, potrebbero non bastare i soldi. L’allarme sta circolando tra i sindaci dei comuni capoluogo dei Friuli Venezia Giulia. Pordenone e Udine, un’unica preoccupazione: le opportunità ci sono, ma i tempi sono troppo stretti. Le regole del Pnrr, studiate al tramonto della pandemia ma all’alba della crisi dei prezzi, non sembrano più dei vestiti su misura. E il rischio concreto è quello che i piani possano essere stravolti, se non spazzati via da una crisi multisistema inattesa. Un esempio pratico: il Comune di Pordenone ha appena “vinto” venti milioni di euro per riqualificare l’area dell’ex Fiera. I fondi basteranno? Probabilmente no. La differenza? Dovrà metterla il Comune stesso, pena la perdita del finanziamento. E la differenza è composta proprio dal costo delle materie prime, che viste le date di scadenza del Pnrr impatterà in modo concreto sul conto finale delle operazioni. 


PREOCCUPAZIONE


Il Pnrr è un volano. Ma anche una “gabbia”. L’Unione europea presta soldi, ma vuole risultati. Se un Comune ottiene i finanziamenti adesso, deve metterci un anno (massimo un anno e mezzo) per completare la progettazione delle opere. La realizzazione delle stesse deve avvenire entro il 2024. Ma già in fase di progettazione bisogna tenere conto dei costi attuali, perché ogni singolo bullone ha un prezzo e nel “disegno” di un’opera ha anche il suo peso. «Per questo - spiega l’assessore pordenonese all’Urbanistica, Cristina Amirante - messo così il Pnrr rischia di produrre più danni che benefici. È fondamentale che i tempi relativi alla conclusione dei cantieri siano dilatati, vista la situazione che si è venuta a creare. Ci troveremo tra due anni con un ingorgo di cantieri, un fatto che alimenterà ancora di più la bolla speculativa. L’effetto sarà lo stesso che stiamo vivendo con il bonus edilizio: un intasamento di lavori con una scarsità di manodopera corrispondente». Ma il vero allarme è quello che riguarda i prezzi dei cantieri. «Rischiamo di non starci dentro - è l’analisi fredda del vicesindaco di Udine, Loris Michelini -. Oggi noi chiudiamo un progetto per una certa cifra, coperta dai fondi del Pnrr, ma ci ritroveremo con costi ben superiori. Chi li coprirà? I Comuni? Con quali soldi? Il pericolo è rappresentato dal fatto che molti Enti possano rinunciare addirittura ai finanziamenti. Qualche piccolo Comune ci sta già pensando. Meglio non spendere, se non si possono prevedere costi e conseguenze». 


CORTO CIRCUITO 


L’opportunità è imperdibile. Mai così tanti soldi in arrivo ai Comuni dal dopoguerra. Ma l’imprevisto storico è di quelli determinanti. Soluzioni? Più che altro appelli. Proposte. «Concediamo di partire subito con gli interventi più semplici, meno onerosi, da completare entro il 2024 - avanza l’idea Amirante -, ma scaglioniamo quelli più costosi al 2026-2027. In caso contrario i Comuni non ci staranno dentro con i costi. E dovranno chiedere aiuto nonostante l’impegno degli uffici e del personale». «Chi ci pagherà la progettazione? - si chiede invece Loris Michelini - Crediamo che l’Anci debba far sentire la propria voce ed esprimere tutte le sue perplessità su di un meccanismo studiato alla fine della pandemia ma non più attuale alla luce di quello che sta succedendo. Se i parametri dovessero restare questi, ci sarà una pioggia di rinunce. Meglio non ottenere un finanziamento che chiudere il bilancio in rosso». 

Ultimo aggiornamento: 16:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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