Luigi, 27 anni, ricercatore a Oxford: «Avevo un problema di apprendimento, mi avevano consigliato una scuola breve»

Giovedì 27 Gennaio 2022 di Mauro Rossato
Luigi Colin, 27 anni, ricercatore

PORDENONE - Ha 27 anni ed è un ricercatore universitario che si occupa di biologia marina e nello specifico di genetica dei coralli. Luigi Colin, nato e cresciuto a Porcia, dopo aver frequentato l'Istituto Vendramini con l'opzione del Liceo Scientifico ad indirizzo ambientale, ha cercato di approfondire la sua passione per l'ambiente naturale laureandosi a Udine in Scienze per l'ambiente e la natura. Però il percorso era più di carattere forestale e geologico e quindi Colin per inseguire i propri interessi ha intrapreso un vero e proprio giro d'Europa grazie ad un Master Erasmus Mundus che lo ha portato in due anni in 8 città diverse tra Italia, Portogallo, Francia (alla Sorbona) e in Inghilterra ad Oxford e a Londra dove attualmente lavora e ha appena terminato una tesi alla Zoological Society, con un contratto stabile anche se a tempo determinato.
E ora, tra una decina di giorni, si trasferirà in Germania, a Costanza. Un percorso non semplice.
«Da piccolo avevo un piccolo problema di apprendimento racconta tant'è che mi avevano consigliato di intraprendere un percorso di studi a medio-breve termine. E il mio percorso universitario non è stato di eccellenza. Però, trovando la strada giusta e lavorando duro, si possono ottenere risultati incredibili. Serve anche fortuna e soprattutto qualcuno che abbia fiducia nel tuo lavoro».
Colin si occupa principalmente di coralli e della loro genetica.

Un argomento che potrebbe apparire di nicchia, ma che in realtà riveste un certo interesse soprattutto per quanto riguarda il problema del surriscaldamento globale. Le sue ultime ricerche, infatti, studiano come i coralli possano influire sulla resistenza termica.

Non è paradossale che con tutte le coste che abbiamo in Italia un biologo marino vada a Londra?
«È una questione di distribuzione di fondi. In Italia abbiamo risorse naturali evidenti, ma c'è meno interesse per una ricerca ecologica volta alla conoscenza piuttosto che ad un'altra che sia con un termine che non mi piace, ma rende l'idea, monetizzabile. Il nostro studio, che ha come luogo di interesse l'Oceano Indiano vuole capire come la perdita ecologica di una parte di popolazione dei coralli sia un danno per tutto l'ecosistema. Questo fenomeno porta ovviamente a dei danni economici, ma non può venire sfruttato».

Il trasferimento all'estero è stata una scelta o una necessità?
«Non ho scelto il percorso più comune perché il biologo marino specializzato in coralli è oggettivamente una professione di nicchia. Sapevo che in Italia non ci sarebbe stata grande offerta per il mio lavoro specifico. Mi sono trasferito per seguire i miei interessi».

Che differenze ha trovato tra l'ambiente accademico inglese e quello italiano?
«In Italia ho trovato difficoltà a livello comunicativo. Qui ho avuto difficoltà anche per avere le referenze necessarie al master. Mentre all'estero, anche in maniera stringata ti rispondono sempre. Adesso dopo due anni da professionista riconosciuto all'estero mi rispondono alle mail anche in Italia».

Ha ancora contatti con Pordenone?
«Sono cresciuto qui e ho mantenuto i rapporti con famiglia e amici. Quando ho scelto il mio percorso ero consapevole che mi avrebbe portato lontano. Ho ancora contatti anche con i miei compagni sportivi. Ho praticato Kung fu per una quindicina d'anni e ho avuto modo di partecipare ad un campionato europeo. Non con risultati eclatanti, ma si vede che l'Europa è sempre stata nelle mie corde».
 

Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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