Ricorso d'urgenza per riaprire l'autodromo sequestrato: «Indotto e turismo vanno salvaguardati»

Venerdì 28 Gennaio 2022 di Guido Fraccon
I camion dei team lasciano l'autodromo dopo il sequestro

ADRIA - «La vicenda dell’Adria International Raceway ha molti lati complessi. Rischia di tenere in stallo l’attività per molto tempo». Lamberto Cavallari (Cavallari 2.0), mercoledì sera, nel Consiglio comunale dedicato al futuro dell’autodromo, ha sgombrato il campo da false illusioni, centrando il cuore del problema. Il tutto mentre ieri pomeriggio il giudice Nicola Del Vecchio ha preso in esame un ricorso d’ urgenza promosso da Bioitalia per il dissequestro della struttura. La decisione è attesa per oggi o al massimo lunedì.

«La storia - ha riassunto - parte quando la famiglia Altoè, dopo aver acquistato i terreni, decide di costruire un circuito privato. F&M costruisce l’impianto e, ad un certo punto, conferisce i suoi beni, tra cui la struttura, in un fondo chiuso in cui confluisco altri cespiti riconducibili alla famiglia Altoè. Trattandosi di un fondo chiuso, affida la gestione a Darma, fondo Sgr, che ha l’obiettivo far crescere il valore del fondo. Darma quindi assegna la gestione dell’autodromo a F&M con contratto d’affitto d’azienda». Ma successivamente F&M fa fatica a pagare gli affitti. «Nel 2016 - ha proseguito Cavallari - entra in campo Bioitalia: stipula un preliminare, autorizzato dalla Banca d’Italia, con Darma per acquistare gli interi beni del fondo chiuso, al quale però non viene dato corso; nel frattempo, forte di quel preliminare, investe nel kartodromo e nella pista».

Quello che è accaduto il 17 gennaio scorso ha lasciato perplesso Cavallari. «Non conosco i dettagli del fallimento F&M. 40 milioni però sono riconducibili a mancati affitti che F&M doveva a Darma. Darma poi doveva girarli nel fondo chiuso in cui c’è anche F&M. Dico inoltre che solo oggi Adria si rende conto del peso reale dell’autodromo. Invito pertanto il sindaco ad avere particolare cura nel seguire questa situazione»Di una cosa Cavallari è sicuro: «Non sarà tanto importante riaprire la struttura in sè, quanto riaprire con attenzione per l’indotto. Se l’autodromo va in mano ad una casa automobilistica, scordiamoci questo tipo di turismo. Oggi il vero cuore della struttura è il kartodromo, di proprietà di Bioitalia. Se Darma non è proprietaria del kartodromo cosa succederà?»

IL TAVOLO

«Quello che è accaduto - ha sottolineato invece il primo cittadino Omar Barbierato - è grave per tutto il Polesine. Ho già contattato il prefetto che mi ha dato la sua disponibilità a creare un tavolo con i portatori di interesse a partire dai curatori fallimentari. Già a brevissimo termine ci potrebbero essere soggetti interessati alla gestione. Mi sono sentito con Confindustria che farà parte di questo tavolo. Ho contattato la famiglia Altoè e la Regione».

IL DIBATTITO 

«La vicenda non è di facile lettura - gli ha fatto eco Massimo Barbujani (Bobosindaco) - e una struttura del genere non esiste a livello italiano. Spero che si possa fare qualcosa». «Si parla di autodromo - ha evidenziato Paolo Baruffaldi (Lega) - solo in questa triste occasione, solo ora ci si rende conto della sua importanza. Dobbiamo far di tutto perché riapra prima possibile». Emanuela Beltrame (Lega) ha invitato il sindaco a confrontarsi con i curatori: «Solo loro ci possono spiegare quello che si può e quello che non si può fare». «Bisogna fare squadra - ha raccomandato Simone Donà di Ibc - visto che il problema incide su tutta la città». «Dobbiamo agire con prudenza - ha concluso il dem Sandro Gino Spinello - visto che si sta profilando una battaglia giuridica di non poco conto ».
 

Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 08:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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