ROVIGO - Un’auto d’epoca, una vecchia Mercedes 230C, con più di mezzo secolo di storia, custodita con cura da un 86enne, vandalizzata con graffi sulla carrozzeria e con il celebre logo con la stella a tre punte dentro al cerchio che campeggiava sul cofano, staccato di netto.
L’AMAREZZA
La vittima è rimasta sconfortata e non tanto per il danno in sé, anche se quei graffi non sono coperti dall’assicurazione, quanto perché si è sentito aggredito personalmente e in modo violento e brutale. Quasi un simbolico pugno alla bocca dello stomaco per una persona che nel 1945 aveva 8 anni. Quella svastica e quel “Muori infame” hanno scavato dentro di lui, nel profondo. Teatro del fatto è stato il parcheggio multipiano di piazzale Di Vittorio, dove è installato un sistema di videosorveglianza. I filmati delle telecamere di sicurezza sono già stati acquisiti. Intanto l’anziano proprietario dell’auto, o meglio utilizzatore visto che formalmente è intestata alla figlia, si è recato dai carabinieri per denunciare l’accaduto. Una denuncia contro ignoti incasellata nella ipotesi di reato di danneggiamento. Ma è anche qualcosa di più. Soprattutto perché il fatto è accaduto pochi giorni dopo il Giorno della memoria, che il 27 gennaio di ogni anno vede tutto il mondo ricordare per non dimenticare proprio i crimini commessi usando su bandiere e divise quella croce uncinata.
L’INDAGINE
L’atto risale al 2 febbraio, ma emerge ora. È quel giorno che l’87enne ha parcheggiato al multipiano la sua Mercedes, trovandola sfregiata l’indomani, quando nel primo pomeriggio è tornato a prenderla. La prima domanda che i carabinieri gli hanno fatto è se quella svastica fosse un attacco diretto a una sua attività politica o peggio ancora a una sua appartenenza religiosa. Ma l’anziano ha subito chiarito di non essere mai stato attivo politicamente e di non aver origini ebraiche. Questo nulla toglie alla gravità del gesto di cui è stato vittima. Un gesto del quale non riesce a darsi una spiegazione perché non risulterebbe aver avuto diverbi o litigi. Una spiegazione, banale, ma come ha ben sottolineato Hannah Arendt proprio sul tema dei crimini del nazismo, a volte il male nasce proprio da comportamenti banali, da superficialità, potrebbe essere nella targa dell’auto. Una targa di quelle vecchie, che solo chi ha qualche anno sulle spalle ricorda, prima della decisione dell’Unione europea di standardizzarne il formato: erano nere, con lettere e numeri bianchi preceduti dalla sigla della provincia di immatricolazione di color arancione. Nel caso di questa Mercedes, “TO”, Torino, ovvero la città della Juventus. Una spiegazione calcistica”, che sembra però poggiare su presupposti esili, anche perché i ragazzi che hanno agito, tutti nati nel nuovo millennio, difficilmente conoscono il significato di quel “TO” arancione. Come forse non conoscono nemmeno il significato di quella croce uncinata. Il “Muori infame”, però, lo capisce anche uno sciocco bambinetto.