SAN VENDEMIANO - «È la mia Olimpiade, la mia!», ha urlato alla telecamera dopo il 2.37 che l'ha fatto diventare il primo italiano a vincere l'oro olimpico nel salto in alto. In quel momento si è scatenata la festa anche nella piccola sede di Atl-Etica San Vendemiano, la giovane società sportiva trevigiana, fondata nel 2017, che ha tesserato Gianmarco Tamberi all'inizio di quest'anno. Per sette mesi il fuoriclasse marchigiano ha vestito la divisa nera del club presieduto da Enza Doimo. Poi, poco prima di partire per l'Olimpiade, Gimbo ha ufficialmente fatto ingresso nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro Padova, avendo vinto il concorso della Polizia di Stato riservato agli atleti.
ESEMPIO
«La presenza, sia pur a distanza, di un campione come Tamberi aggiunge De Lazzari - ha rinvigorito i legami tra la nostra società e diverse realtà del territorio e ci ha spinto ad investire per migliorare le attrezzature di alcuni impianti sportivi periferici: abbiamo acquistato quattro materassi per il salto in alto e uno per il salto con l'asta che permetteranno a tanti giovani di affrontare queste discipline dove prima non era possibile. Abbiamo anche dimostrato che una piccola società come la nostra può supportare l'attività di un campione che è arrivato da noi con qualche difficoltà, anche fisica, ed è poi rinato. Qualcuno, non capendo il significato dell'operazione, ci ha criticato. Ma l'oro di Tokyo, anche se Tamberi non è più un nostro atleta, chiude un cerchio: il bilancio è da incorniciare». «L'emozione più grande - dice la vicepresidente di Atl-Etica Mariangela Di Benedetto -. È stato vedere il mio telefono riempirsi delle foto e dei video della gara di Gimbo che i nostri ragazzi si sono scambiati dopo la conquista dell'oro: vuol dire che, anche se per pochi mesi, abbiamo avuto con noi un campione che ha saputo conquistare i cuori di tanti giovani. Non c'è nulla di meglio». E, a proposito di campioni, ad assistere alla gara di Tamberi nella sede di Atl-Etica c'era anche Hristina Kaltcheva, ex altista bulgara, iridata indoor a Maebashi 1999, trapiantata nel Coneglianese per ragioni famigliari: «Ho trepidato con Tamberi. Anch'io come lui ho vinto un titolo mondiale indoor, ma poi un infortunio non mi ha fatto partecipare all'Olimpiade. Mi riconosco nella sua storia: so quanti sacrifici ci sono dietro un risultato del genere. E' un oro che vale doppio».