Chiarano. Agguato a colpi di pistola dallo scooter, arrestato il cugino della vittima. «Balaj era qui, le foto lo incastrano»

Domenica 12 Maggio 2024 di R.T.
La foto del cugino della vittima

CHIARANO (TREVISO) - «Edmon Balaj era qui, non in Kosovo. Lo dimostrano le foto che lui stesso ha pubblicato su Facebook nei giorni a ridosso dell’agguato a colpi di pistola». L’avvocato Ermira Zhuri risponde a distanza alle tesi del legale Alessandra Nava che difende il 33enne kosovaro che, all’indomani dell’arresto, ha spiegato che l’indagato si trovava, invece, all’estero, al momento del tentato omicidio. L’avvocato ha portato le stesse foto, scaricate dai social, all’attenzione dell’autorità giudiziaria e delle forze dell’ordine.

Le quali, stando a quanto emerso, avevano già acquisito il materiale.

IL BLITZ

Pochi giorni fa era scattato il blitz dei carabinieri che, con tanto di cane anti esplosivo, avevano perquisito e arrestato Balaj nell’esecuzione di ordine di carcerazione della Procura di Venezia: doveva scontare 5 anni e 4 mesi di carcere per un cumulo pena per spaccio, lesioni, porto d’armi e per aver violato il decreto di espulsione. Nell’occasione gli è stata pure notificata un’informazione di garanzia: è indagato per il tentato omicidio del cugino, il 37enne Hajdin Kukiqi, raggiunto da due colpi di pistola il 7 marzo scorso mentre, a piedi, stava andando a prendere l’auto per andare al lavoro. A sparare due persone a bordo di uno scooter, un Yamaha T-Max, che poi si sono date alle fuga. Su quell’agguato la Procura sta stringendo il cerchio: Balaj è accusato di essere coinvolto nel delitto, se non come esecutore materiale o complice (la persona che guidava lo scooter, ndr) almeno come mandante.

LA PERQUISIZIONE

I militari hanno agito a colpo sicuro. Edmon Balaj era latitante da tempo: l’ordine di carcerazione risaliva al luglio 2022. Quando hanno fatto irruzione nell’appartamento di via dei Mariuzzi sapevano che Balaj era in casa. L’abitazione è stata perquisita da cima a fondo: si cercavano armi che però non sono state trovate. Sotto sequestro sono finiti il cellulare del 33enne e alcuni indumenti, tra cui un giubbotto simile a quello indossato da una delle due persone il giorno dell’agguato. Non solo: sigilli anche alla maschera frontale di uno scooter trovata in garage: verrà comparata con le immagini delle telecamere tuttora sotto analisi da parte degli inquirenti che stanno cercando di identificare i due fuggitivi.

LA DIFESA

L’avvocato difensore di Balaj, il legale Alessandra Nava, dopo averlo incontrato, ha subito delineato la sua linea: «Non c’entro nulla con questa storia - aveva detto il 33enne al legale - Il giorno della sparatoria ero in Kosovo, e non ho niente contro mio cugino». Balaj aveva anche aggiunto di essere tornato a Salgareda soltanto due giorni fa per risolvere alcune questioni lavorative legate all’attività del fratello, titolare di un’impresa edile. Ora però l’avvocato Zhuri porta alla luce le immagini che, se riferite effettivamente ai giorni dell’agguato, collocherebbero l’indagato in Italia, non in Kosovo. Sempre che questo elemento possa essere comunque determinante. Di certo c’è che gli accertamenti non sono finiti. Adesso partirà l’analisi del telefono di Balaj alla caccia di prove del suo coinvolgimento diretto nel delitto. Così come si andrà alla ricerca di tracce ematiche sugli indumenti posti sotto sequestro.

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Ultimo aggiornamento: 08:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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