Ezio, mille chilometri in bicicletta
pedalando con gli occhi di un altro

Venerdì 7 Marzo 2014 di Camilla De Mori
Ezio e Aristide, una coppia perfetta in bicicletta
UDINE - Mille chilometri in bici guardando il mondo con gli occhi di un altro. Mille chilometri sentendo la natura e i suoi rumori come mai prima, grazie alla sensibilità affinata di chi sulla vista non ha mai potuto contare. Inevitabile che, su quel tandem, nascesse «una bellissima amicizia».



«Io guido, Ezio pedala. Da quasi un anno, ogni mercoledì, alle gite di Abicitudine gli faccio vedere con gli occhi quello che lui mi fa ascoltare con le orecchie. Ogni volta è come un giro nuovo, anche se magari l’ho fatto e rifatto tante volte da solo: ci sono sempre delle cose che Ezio mi fa notare. Per esempio, una volta, sentendo passare un trattore mi ha detto: «Questo è un Lamborghini», perché era lo stesso che guidava suo papà. Ed era proprio così», racconta Aristide Menossi, 53 anni, di Udine. «Da quando ho perso il lavoro - spiega -, ho detto: faccio qualcosa per gli altri. Visto che sono un ciclista amatore e corridore, ho unito l’utile al dilettevole cercando di far del bene».



Ezio Costantini, 45 anni compiuti ieri, che per lavoro fa il centralinista all’Uepe e per passione suona il piano, cercava da tempo una persona che lo accompagnasse in tandem, un mezzo che lui, non vedente dalla nascita, ha iniziato ad usare a 14-15 anni, per le scorribande da ragazzini con un amico e con suo cugino, dai bastioni di Palmanova all’Ara Pacis («Giù per la discesa sfiorando i 54 chilometri all’ora: non lo rifarei mai più»).



L’incontro che ha cambiato colore ai mercoledì di Ezio e Aristide è arrivato nella primavera del 2013. «Avevo anche fatto affiggere un annuncio in un negozio di bici di Palmanova, ma non aveva funzionato - racconta Ezio -. Poi, frequentando le due associazioni, l’Anfamiv e l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, ho conosciuto Mirella, che va in tandem in coppia con suo marito. È stata lei che mi ha messo in contatto con Abicitudine e la presidente Elisabetta Rosso, che mi ha trovato Aristide come accompagnatore. La prima gita l’abbiamo fatta il 24 aprile del 2013 e da allora Aristide ed io facciamo "coppia fissa". È partito come un rapporto per consentirmi di fare attività sportiva, poi è diventata un’amicizia molto bella. Apprezzo il suo amore per la vita, per lo sport, per lo star bene».



In quasi un anno di uscite, a una media di 25-30 chilometri al colpo, «dovremmo averne macinati in tutto quasi mille, di chilometri. Saltiamo pochissimi mercoledì, anche d’inverno. Solo la pioggia ci ferma». D’estate si aggiungono anche le corse "estemporanee". «La gita più pazza è stata quella da casa mia a Mereto di Capitolo fino a Grado e ritorno. Siamo partiti alle 9 del mattino a luglio, alle 14 eravamo a casa. Quasi sessanta chilometri con un caldo da morire. Solo Aristide può fare queste cose. Ma alla fine ero contento, perché ce l’avevo fatta».



«Lui - prosegue Ezio - mi descrive quello che vede, anche se spesso non ho bisogno di tante descrizioni quando si va in mezzo alla natura: quando posso apprezzare il rumore di un corso d’acqua o il canto degli uccelli, sono al settimo cielo. Tempo fa siamo andati al mulino di Godia. Aristide me l’ha descritto, io ho sentito l’odore della farina e il rumore dell’acqua: per andare a sentire le pale da vicino, mi sono tutto impolverato».



Sette anni fa, quando prese il diploma dopo aver studiato da privatista con l’aiuto dei docenti del Ctp, disse di sentirsi «un uomo molto fortunato». Oggi, Ezio lo ripete: «Sono molto fortunato. Ho sempre trovato il modo per realizzare le cose che mi piacciono di più, ho sempre potuto contare su amicizie belle e sincere».
Ultimo aggiornamento: 18:02

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