Industriale e oste, 86 anni: «Il mio locale ha due secoli di storia, non lo chiudo»

Martedì 1 Agosto 2017 di Paola Treppo
Luigi De Giorgio nel suo bar a Forgaria nel Friuli

FORGARIA NEL FRIULI (Udine) - Luigi lo incontri per caso, come succede nei piccoli paesi del Friuli. Cerchi un bar di domenica mattina, per bere un caffé, prima di una gita sulle colline, e vedi una porta aperta sotto il portico, con le insegne della birra, i cartelloni dei gelati e due tavolini vicino all'ingresso. Siamo a Forgaria del Friuli, un piccolo centro a ridosso della Destra Tagliamento famoso per la sua riserva naturale dei grifoni.

Il paese, di fatto quasi del tutto montano, ha anche una piccola zona artigianale che, nonostante la crisi, non ha mai subito scossoni. Te lo racconta Luigi che, al di là della sua età, ha un'ottima memoria, ironia da vendere ed è uno degli ultimi depositari delle tante storie di emigrazione, storie piene di coraggio, sudore e di sofferenza, che hanno caratterizzato tutti i paesi del Friuli. Conosce bene la sua terra e sente che sta cambiando: «Chi vive all'estero da tempo vende la sua casa, qui, anzi, la svende, a 40, 50mila euro; non comprende cosa c'è voluto per costruirla». 

 

Il suo bar, "Da Toti", è del 1838 e racconta di quando i locali "pubblici" avevano diverse funzioni: «Al tempo, pensi un po', qui c'era la bottega di un fabbro, gente della zona, fabbri ferrai erano. Mio padre, Giacomo De Giorgio, che se n'è andato, pace all'anima sua, a 92 anni, lavorando fino all'ultimo, lo aveva "preso su" nel 1905, dopo che era tornato in Italia dalla Romania. Là tanti uomini di Forgaria erano dovuti andar in cerca di lavoro, a fare i muratori, con i calli sulle mani, a faticare».

Per un po', questo locale è ibrido: è ferramenta e bar. Luigi, intanto, fa l'imprenditore: fonda un'azienda che tratta materie plastiche e che opera perlopiù con aziende estere, tedesche: «Andava tutto bene - dice Luigi mentre serve i caffè al banco -, poi c'è stato il terremoto, nel 1976, ed è stata la fine di tutto». Il bar Da Toti, nel frattempo, lo gestisce la sorella Elda, e lui si sposa e ha quattro figli. Arrivato alla pensione, con il locale che sta per chiudere, perché gli eredi non vogliono gestirlo, decide che farà lui l'oste. Così il locale resta aperto, anche se ci sono pochi clienti, anche se ci sono pochi turisti. «Era di mio padre, io non lo chiudo». Da Toti è solo una stanza.
Cartoline di una volta, cordialità, sempre la porta aperta. 

Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 15:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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