MESTRE - «Abbiamo dato a Niky Savage la possibilità di fare un passo indietro e uscirsene con stile, da signore, come lui si ritiene, nonostante le bestialità che scrive. Non l’ha fatto: abbiamo rescisso il contratto e chiamato un altro artista. Ora ci attendono non poche magagne legali e contraccolpi economici importanti». Alla fine il Molocinque ha deciso: il locale ha annullato l’evento per «mutate condizioni di sicurezza».
PROBLEMI DI SICUREZZA
«Non è stato semplice decidere di cancellare il live di Niky Savage - spiega Andrea Bacciolo, gestore del Molocinque - la rescissione del contratto comporta il pagamento di penali per decine di migliaia di euro. Non voglio dare le cifre esatte ma per farsi un’idea questo artista chiede non meno di 10mila euro per esibirsi, i suoi biglietti costano 15 euro e si muovono migliaia di persone per vederlo. Sono un imprenditore, ho dei dipendenti da pagare, non è stata una scelta facile. Non ho avuto indicazioni dirette dalla questura, dalla prefettura o dal Comune ma ho subito una fortissima pressione mediatica dall’opinione pubblica. Abbiamo ritenuto che non ci fossero più le condizioni per svolgere il concerto in sicurezza, vista la mobilitazione contro il nostro evento, temevamo manifestazioni di dissenso durante la serata. Abbiamo contattato Savage chiedendogli di non esibirsi: ma ci siamo voluti tutelare chiamando un altro artista, Icy Subzero, a sostituirlo. Lo comunicheremo ufficialmente domani (oggi per chi legge, ndr). Abbiamo cercato fino alla fine una soluzione pacifica con tutte le parti in causa e ora affronteremo le ripercussioni legali ed economiche che comporterà la nostra scelta. Ci auguriamo, però, che le istituzioni si adoperino per chiarire la situazione in modo che per tutti i locali valgano le stesse regole. Altrimenti lo vivremmo come un attacco personale, dato che non siamo l’unico locale che ha ospitato e ospiterà Savage. Coloro che si sono mobilitati contro il nostro evento non possono ignorare che questioni dirompenti come queste abbiano una ripercussione anche economica per le attività. Non spetta a noi il ruolo di educatori dei più giovani: siamo un ente commerciale, non la Chiesa».
LA LETTERA APERTA
Sembra proprio una risposta diretta a questa dichiarazione la lettera aperta divulgata da Efesto e sottoscritta da studenti e genitori: «“Non spetta a me”. Un’eco che rimbalza, sospinta da folate di comoda indifferenza. In fondo, chi siamo noi per assumerci la responsabilità di innescare un cambiamento? È inaccettabile sentire la cantilena “Non spetta a me educare i giovani, rinunciare agli introiti, giudicare l’appropriatezza di un testo rivolto ai minori”. Secondo la Costituzione e l’Unione Europea, invece, spetta a voi. Esiste una normativa sulla responsabilità sociale d’impresa a cui l’Italia ha aderito. L’adesione a tali strumenti normativi è libera e può comportare sacrifici: ma sono necessari per permettere che le libertà che le donne hanno acquisito si consolidino e mettano radici culturali nel nostro tempo. A decidere per noi ci hanno già pensato i padri costituenti e l’Ue. Per pigrizia, facciamo che queste decisioni diventino le nostre».