VENEZIA - L’ultima denuncia Anna (il nome è di fantasia, ndr) l’ha depositata ieri pomeriggio sul tavolo della caserma dei carabinieri a San Zaccaria. È l’aggiornamento - integrazione, in gergo tecnico - ad un’altra decina di denunce. Racconta di un agguato in calle giovedì sera, davanti all’Hilton Stucky, dove Anna è stata tirata per i capelli e presa a pugni sul collo da una donna mentre il marito di chi la stava malmenando aveva iniziato a colpire il suo cane con calci all’addome e alle zampe. «Gli hanno rotto lo sperone - dice ora - Io non voglio niente, solo vivere in pace.
È la molla - quasi sempre la stessa - che apre il baratro. Iniziano messaggi, vocali, appostamenti e pedinamenti. Un destino al quale lei ha cercato di ribellarsi con denunce in questura e ai carabinieri. Esposti che a inizio 2023 avevano spinto gli stessi inquirenti e l’avvocato Vincenzo Di Stati a chiedere in procura a Venezia l’apertura di un fascicolo per “codice rosso” - in tutela delle donne vittime di violenze domestiche - indicando come misura di sicurezza un divieto di avvicinamento alla quarantenne. Richiesta respinta dalla procura. Ma nel frattempo l’incubo è diventato ancora più nero raggiungendo il punto più fondo il 5 giugno quando Anna è stata picchiata davanti allo Stucky, sollevata e buttata in Canale della Giudecca. «Avevo il sangue che mi colava dal labbro, non capivo più nulla, ero stordita e mi sono trovata a sprofondare in acqua». A salvarla un cameriere del Molino che la vede annaspare e la aiuta. La notizia gira, a Venezia se ne parla, ma sembra un gesto isolato, una litigata estemporanea. Ma non è così. Due date: 10 e 12 dicembre. Per due volte, in meno di quarantotto ore, il trentenne - che nei messaggi alterna minacce a promesse d’amore eterno - sfonda la porta dell’appartamento nel quale lei vive con il figlio. Le sere prima era appostato sotto casa.
È il 12 dicembre in cui la follia dell’uomo diventa concreta. Anna è a cena con amici a Mestre quando viene chiamata dalla proprietaria del palazzo: le dice che il suo ex fidanzato ha sfondato di nuovo la porta di casa, aggiustata alcune orte prima. Lei torna a casa il prima possibile e lo trova lì. La casa sottosopra, i rubinetti divelti, il sangue sulle pareti perché nella furia lui si è ferito. Anna non ha altra scelta, deve ospitarlo e come racconta nella denuncia alle forze dell’ordine, lui non le si stacca di dosso, la segue in ogni suo movimento. La obbliga a stare seduta sul divano: lei piange, lui la insulta: «Che c...o piangi....come sei brava a recitare...se vado in galera appena uscirò ti vengo a cercare...Ti devi uccidere». E quando lei cerca di allontanarsi, lui la ferma: «da qui non vai via». Con la scusa di comprare due brioches, Anna riesce a scappare e va a denunciare ogni cosa. Alcuni giorni prima lui l’aveva riempita di chiamate, venti in una sera. «Mi ha sequestrata dentro casa mia, io piangevo. Sono stata su quell’angolo del divano immobile, mi sono sentita schifosa quando sono scappata senza nemmeno chiamare il mio cane, che lui aveva già maltrattato. Avevo paura». Di denunce Anna ne ha fatte molte, carabinieri e polizia seguono il suo caso. Ma su di lei - al momento - nessuna protezione da “codice rosso”. «Vivo ne terrore che torni da me, non ho nemmeno più i coltelli in casa per timore che sfondi di nuovo la porta».