Faranno spesso coppia durante questa campagna elettorale.
Va in scena insomma un gioco di coppia, con forti motivazioni politico-elettorali e non sarà questa l'unica occasione per vedere i due sullo stesso palco. Uno proclama il suo «me ne frego!» e l'altro annuncia il suo «obbedisco!» al proprio «imperativo morale» che è quello - come ha spiegato ieri in una intervista su YouTube - che lo ha spinto a «impegnarmi per difendere la nostra identità di italiani». E ha aggiunto: «I leghisti mi vedono come un usurpatore? Li capisco, io non sono dei loro. Saranno comunque gli elettori a scrivere il nome sulla scheda a stabilire chi aveva ragione». Sfida tutti il milite. E sfida pura, dopo il caso disabili, Giorgetti? «Le sue parole contro di me? Non m'interessa che cosa pensa Giorgetti».
Vannacci serve a Salvini per avere quell'agognato 3 per cento che potrebbe valere il generale nelle urne e sarebbe decisivo per passare dal 7 al 10 per cento e magari per superare Forza Italia. E comunque, prima che le urne dicano la verità (Vannacci è un campione o una promessa mancata?), le speranze e le paure si concentrano su di lui e ogni parola che viene pronunciata in queste ore a torto oa ragione finisce per essere collegata al nuovo acquisto salviniano. Ieri per esempio Meloni ha detto alla fine del comizio a Pescara, riferendosi alla propria discesa in campo alle Europee: «Mi sono sempre considerata un soldato ei soldati, quando devono, non esitano a schierarsi in prima linea». Non sarà mica - si stanno chiedendo in tanti - un riferimento al generale neo-leghista con cui Giorgia si contenderà, da capolista a capolista, i voti nella circoscrizione Centro?
Vannacci scuote la Lega, gelo di Giorgetti. Il generale prova a difendersi: «Nessuna offesa»
Per domani il problema di Salvini è portare le truppe all'evento romano. Ma Durigon e gli altri esponenti laziali vicinissimi al Capitano (soprannome ormai quasi in disuso) garantiranno le presenze. Nessuno può garantire però alla vigilia l'assenza di possibili contestazioni. Perché ormai a tutti i livelli, in casa Lega, si moltiplicano le dichiarazioni così, alla Fedriga: «Non voterò Vannacci».
IL VENDICATORE
Lui intanto ha osservato ieri: «Ci stanno imponendo un pensiero unico falsificando la realtà e la gente si è rotta le scatole, vuole tornare ai valori originari. Andare controcorrente e fare affermazioni al limite del banale, quindi, fa risvegliare la curiosità e l'interesse di molti italiani». Non si tratta di ragionamento campati per aria. Anzi possono cogliere il sentimento di tutti quelli che si sentono sottomessi dall'ideologia progressista e che magari vedono nel generalissimo del politicamente scorretto (su Europa, immigrati, gay) il loro vendicatore. Gente che sta in tutti gli spicchi dell'elettorato della destra e non solo della destra estrema, e che sta anche nel vasto mondo di chi finora non ha votato. In FdI infatti non viene sottovalutata l'insidia Vannacci. Mentre nella Lega in pochi si fidano di lui e gira questo ritornello: «Ci usa come un carro per andare a Bruxelles e poi ci lascerà».