Mezzelani, il racconto della capitana dell'esercito: «Così ho salvato il fotografo dopo l'incidente»

Francesca Anonini, medico ortopedico: «Stavo andando al lavoro, quando l'ho visto a terra non ho esitato un secondo»

Domenica 16 Luglio 2023 di Roberta Savona
Mezzelani, il racconto della capitana dell'esercito: «Così ho salvato il fotografo dopo l'incidente»

In un tempo in cui si urla al potere distruttivo dei social network, storie come quella di Ferdinando Mezzelani che cerca e trova la sua salvatrice sul web per ringraziarla con un post-appello su Facebook, schiudono il cuore. Il cinquantanovenne fotografo dei campioni è salvo per miracolo dopo l’incidente avvenuto su Via Cristoforo Colombo lo scorso 10 luglio quando si è scontrato con un bus Atac, mentre era a bordo della sua moto Bmw Rt. Ad evitare il peggio, un «angelo», che risponde al nome di Francesca Antonini, capitano ortopedico dell’Esercito del Policlinico Militare Celio. 

IL POST

E che è stato cercato con ardore da Ferdinando. Già all’indomani dei giorni più duri, in cui si è visto amputare la gamba, ha coltivato la speranza di poter ringraziare personalmente la ragazza che lo aveva soccorso. Lo ha scritto in un post su Facebook diventato subito virale.

Al punto che tra i tanti commenti è arrivato anche quello di Edoardo Antonini fratello di Francesca, che ha fatto da tramite tra i due, spiegando come lei non avesse i social. «È bello sapere che lui sia felice ed è incredibile vedere come stia metabolizzando un percorso delicato come quello dell’accettazione della perdita dell’arto», dichiara oggi Francesca, felice di constatare quanto questa storia sia un messaggio di speranza. «Quella mattina intorno alle 7.30, stavo andando al Celio per il mio turno. Abitando a Ostia, percorrevo la Colombo e all’altezza della tenuta del Presidente, ho visto un bus con una moto fermi. Poi ho visto lui a terra e mi sono fermata anch’io. Avevo in macchina l’equipaggiamento ma non c’era tempo per prenderlo, mi sono accorta subito della situazione».

Le parole innanzitutto: «Gli ho detto di non preoccuparsi e che gli avrei tolto la cintura per fermare l’emorragia e così ho fatto», racconta il medico che ha ripercorso la vicenda di quella mattina in cui ha fatto tardi al lavoro, ma per uno scopo nobile. «Non so raccontare le sensazioni provate, per me era importante soccorrerlo al più presto. Io poi sono una persona molto razionale. Così ho sentito il polso periferico, verificato che la pressione fosse buona. Ho richiamato l’ambulanza perché non sentivo sirene in lontananza, non era certa che avessero compreso la gravità che vedevo io». Per questo è rimasta lì fino all’arrivo dell’automedica: «Sono consapevole di quello che ho fatto, ci viene insegnato nell’esercito. Ma oltre la consapevolezza sono più contenta di sapere che Ferdinando stia bene e che quella mattina, io fossi lì al momento giusto», ha concluso Antonini che, una volta al Celio non ha fornito dettagli ai colleghi riguardo il suo ritardo. Oggi però il suo coraggio è un esempio per tutti. 

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LE REAZIONI

«Viva l’Italia», scrive sui suoi social Ferdinando dopo aver sentito la sua eroina al telefono che le ha descritto ciò che è accaduto. La donna dopo avergli bloccato la gamba ha chiesto aiuto ai carabinieri per fermare il traffico e più volte richiamato l’ambulanza. Per questo spiega per me «è meglio di un gol al 90esimo, in una partita in cui brilla per assenza il conducente del bus, ma in fondo chissenefrega». «Siamo qui a raccontarlo, conta questo», sentenzia un amico sotto l’ultimo post.

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