L'appello della Società Italiana di Neonatologia: «​Virus sinciziale, la prevenzione per i neonati si faccia in ogni regione»

L'infezione delle vie respiratorie interessa più del 60% dei bambini nel primo anno di vita e in quasi tutti entro il secondo anno di vita. Ogni anno si verifica una stagione endemia, tra ottobre/novembre - marzo/aprile. Occorre prevenire.

Giovedì 14 Marzo 2024 di Luigi Orfeo*
L'appello della Società Italiana di Neonatologia: « Virus sinciziale, la prevenzione per i neonati si faccia in ogni regione»

Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) causa un’infezione delle vie respiratorie in più del 60% dei bambini nel primo anno di vita e in quasi tutti entro il secondo anno di vita.

L’infezione può essere molto grave e, infatti, il 4% dei bambini colpiti che hanno meno di un anno richiede il ricovero in ospedale e tra questi uno su cinque deve essere ricoverato in terapia intensiva. 
Ogni anno, anche in Italia, si verifica durante la stagione epidemica, tra ottobre/novembre - marzo/aprile, una vera e propria epidemia. Il modo più efficace per combatterla è la prevenzione.
In ragione di questo, il Board del Calendario Vaccinale per la Vita, la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), la Società Italiana di Neonatologia (SIN), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) già nel febbraio del 2023 hanno suggerito la necessità di adottare una strategia di prevenzione universale delle malattie da VRS per tutti i neonati. 
Questo si può ottenere somministrando il Nirsevimab direttamente in ambito ospedaliero, prima della dimissione dal reparto di maternità, dai servizi territoriali o dal pediatra di libera scelta. Tutte queste considerazioni hanno spinto la Regione Autonoma Valle d’Aosta ed alcuni Paesi europei, come la Spagna e la Germania, a introdurre la prevenzione universale delle malattie da Virus Respiratorio Sinciziale già dalla stagione epidemica scorsa.
Tutto ciò premesso, sta sollevando grande preoccupazione il fatto che le Regioni italiane stanno affrontando questo tema in modo eterogeneo suggerendo, in certi casi, di limitare l’uso del Nirsevimab ad un numero ristretto di bambini, spinte dall’obiettivo di limitare i costi più che da obiettivi di salute pubblica, con riferimento anche alla disponibilità del vaccino anti-VRS da somministrare durante il terzo trimestre di gravidanza, verosimilmente a spese della gestante.
Queste considerazioni sono oggetto della richiesta della Società Italiana di Neonatologia al Ministro della Salute, alla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, ai Presidenti delle Regioni Italiane ed agli Assessori regionali alla Sanità e alla Salute, di offrire ai bambini italiani le stesse opportunità di salute degli altri bambini europei evitando, nel contempo, che ci siano incomprensibili differenze addirittura tra le diverse Regioni del nostro Paese, dovute ad un’analisi sommaria dei costi a discapito della salute dei nostri piccoli.
*Presidente Società Italiana di Neonatologia

Ultimo aggiornamento: 07:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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