«Ha tentato di uccidermi ma andrò al suo funerale, spero di chiarirmi con la sua famiglia». Il racconto della donna di Mestre aggredita dall'ex fidanzato

Domenica 12 Maggio 2024, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 17:36
«Ha tentato di uccidermi ma andrò al suo funerale, spero di chiarirmi con la sua famiglia». Il racconto della donna di Mestre aggredita dall'ex fidanzato
di Giulia Zennaro
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MESTRE - Come si torna a vivere, dopo aver guardato la morte negli occhi? Si riparte dalle piccole cose, come una passeggiata fuori casa in una giornata assolata e un panino al centro commerciale. Cose semplici ma che per R., la donna di Mestre aggredita in casa martedì mattina dall’ex fidanzato che poi si è tolto la vita, non sono più scontate.

TORNARE A VIVERE

«Sono uscita, non avevo voglia di stare a casa oggi. I miei sono andati via ed ero sola - spiega al telefono -, così sono andata a fare una passeggiata». Restare chiusa tra quattro mura è difficile, anche perché proprio nella casa della donna a Mestre si stava per consumare una tragedia, con l’ex che entra con una scusa, perde il controllo e le stringe le mani attorno al collo. Ora R. vuole dimenticare e tornare ad assaporare l’esistenza: «Ho pianto tanto, per lui e per la mia vita. Ci sono state tante cose nel mio passato che mi hanno resa forte, anche se mi sono sempre ritenuta “debole” sul lato sentimentale, nel senso che sopporto e butto giù tutto. Anche con lui l’ho fatto: viveva nel passato, stavamo insieme ma non abbiamo mai avuto una vera crescita come coppia, per questo avevo deciso di lasciarlo. Lui non si rassegnava e infatti era cambiato, era diventato quasi uno stalker, perseguitandomi, facendosi trovare in casa mia, implorandomi di tornare insieme e il momento dopo respingendomi. Ma io ero decisa, avevo voltato pagina perché sarò anche debole in amore ma quando mi “sveglio”, lo faccio per davvero».

IL BIGLIETTO DI ADDIO

Quello di cui R. non si capacita è come il suo ex abbia potuto togliersi la vita, gettando nella disperazione i suoi familiari e causando in lei un atroce senso di colpa. «Lunedì ci sarà il funerale e ci andrò - continua -. Spero sia l’occasione di chiarirmi con la sua famiglia, mi auguro che capiscano che io non sono la causa della sua morte. E penso che lo sapesse anche lui: nel biglietto che ha lasciato chiede scusa anche a me per il suo gesto. Non poteva sopportare di avermi ridotto così. Mi dispiace che nessuno dei suoi familiari, soprattutto suo figlio, con cui c’era un bel rapporto, abbia risposto alle mie chiamate o mi abbia chiesto come sto». R. parla del passato insieme al suo ex con una punta di nostalgia nella voce, soprattutto quando racconta che «avremmo potuto costruire una famiglia insieme. Io ho creduto fino alla fine in questa relazione. Forse ha realizzato quanto ero importante per lui quando l’ho lasciato, ma allora era troppo tardi».

«SIATE INDIPENDENTI»

C’è una punta di nostalgia nella voce, quando R. parla del passato, ma non c’è rimpianto: «Dopo tutto quello che ho passato, anche prima di questa storia, voglio solo essere felice. Che cosa posso consigliare alle donne che si trovano nella mia situazione? Di parlare tanto, la comunicazione è fondamentale in una relazione. E, soprattutto, di essere indipendenti: spesso alcune restano attaccate agli uomini anche quando la storia è finita perché dipendono da loro. Spesso lo fanno anche perché ci sono dei bambini di mezzo. Non fatelo, contate su voi stesse: io mi sono sempre mantenuta da sola, prima di lavorare in Veritas guidavo i camion 15 ore al giorno, proprio perché volevo essere libera di disporre della mia vita come credevo. Agli uomini direi che i problemi vanno affrontati parlando e facendosi aiutare, anche da figure professionali: non mi vergogno di dire che uno psicologo mi sta aiutando a superare questo momento e che tanti uomini ne gioverebbero se mettessero da parte l’orgoglio e chiedessero aiuto. Io penso che molti uomini siano più deboli sentimentalmente rispetto alle donne, altrimenti non mi spiego come mai ci sono così tanti casi di uomini che diventano stalker e violenti. Quando finisce una storia è normale soffrire, piangere, vedere tutto nero ma se ne viene fuori, la vita non finisce con la relazione. E non bisogna perseguitare l’altro sperando che cambi idea: se l’amore finisce forse è così che doveva andare». Ora R. si concentra sulle cose belle, come la solidarietà di colleghi e amici, una passeggiata al sole e il suo lavoro: «Ho imparato che tutto può finire in un soffio, perciò vivrò fino in fondo tutto ciò che di positivo la vita ha ancora da darmi».

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