«Betlemme è una cittadina fantasma, zero turisti, tutti disoccupati», le lacrime del francescano

Padre Ibrahim Faltas racconta la desolazione che regna, un tracollo per tutti i cristiani o

Venerdì 17 Novembre 2023 di Franca Giansoldati
«Betlemme è una cittadina fantasma, zero turisti, tutti disoccupati», le lacrime del francescano

«Sono appena stato a Betlemme.

E' una cittadina fantasma. Fa impressione. Non c'è nessuno per strada, la piazza della Mangiatoia è vuota, i negozi di souvenir tutti chiusi, le serrande abbassate ovunque, i ristoranti fermi, gli alberghi idem. Una desolazione totale che fa capire che Natale sarà. Mi sono venute le lacrime agli occhi». Padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, a 42 giorni dallo scoppio della guerra tra Hamas e Israele, non nasconde il grande sgomento davanti alle conseguenze che già si ripercuotono sulla piccola minoranza cristiana.

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Il 2 dicembre è alle porte, l'inizio dell'Avvento che dà il via al periodo natalizio ma le feste non ci saranno, tutto è purtroppo già segnato: il Natale sarà triste e pieno di incognite. Padre Ibrahim spiega di essere riuscito ad andare a fare visita alla comunità cattolica e ai religiosi della basilica della Natività partendo da Gerusalemme accompagnato dal nunzio apostolico. «Abbiamo passato il checkpoint in auto, non abbiamo dovuto fare la fila perché naturalmente avevamo avvertito del nostro transito i militari, ma la gente normalmente deve aspettare anche 4 ore. Chi lavorava in Israele ha perso il proprio impiego. Si avvicina un periodo nero e fatico a vedere cose buone».

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La descrizione che fa di quello che il francescano e il nunzio hanno trovato a Betlemme è impressionante. «Se teniamo conto che da quando è iniziata la guerra tutto si è bloccato, con la conseguente chiusura delle attività turistiche, si può facilmente intuire che i lavoratori (quasi tutti cristiani) sono rimasti senza stipendio, senza lavoro, in attesa che accada qualcosa.  Le famiglie si troveranno presto sul lastrico e non sanno cosa fare». La Custodia di Terra Santa, racconta ancora padre Ibrahim al Messaggero, si sta organizzando per cercare di aiutare come può chi ha più bisogno e si appella alla generosità. «La mancanza di turisti e pellegrini si farà sentire. Ci stavamo riprendendo dopo due anni di Covid e ora questa guerra. Sono molto preoccupato»”. 

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«Confesso che quando siamo scesi dalla macchina e mi sono guardato attorno, con la piazza della Mangiatoia sempre piena di comitive di pellegrini, mi è venuto un groppo alla gola e ho trattenuto le lacrime. Nemmeno ai tempi della pandemia c'era tanta desolazione. Abbiamo passato il quarantesimo giorno di guerra, e ogni giorno aumenta la catena che causa ulteriore sofferenza a famiglie cristiane, palestinesi, che non sanno cosa fare. Siamo sconvolti. Abbiamo visto in un mese quello che non avremmo mai immaginato e che purtroppo continua, nonostante il mondo sia sconvolto da tanta violenza. Ogni singola vita umana ha un valore alto e dovrebbe essere difesa con tutte le forze. Assistiamo a tanta disumanità senza poterla fermare, ascoltiamo parole che non impediscono la morte di tante persone, guardiamo case e costruzioni colpite senza poter fare nulla».

BAMBINI

Il futuro per i cristiani resta fosco, cupo, impregnato di incertezze varie. «Abbiamo negato ai bambini ogni possibilità di crescere in serenità. A tutti i bambini, non solo israeliani e palestinesi, stiamo consegnando un mondo pieno di esempi di odio e di violenza. Abbiamo negato a tutti loro il diritto di sognare, di sperare, di aver fiducia nel prossimo, di vivere in Pace. Abbiamo negato a tutti loro il diritto a non avere paura! I bambini pregano e chiedono Pace. Chi li ascolta? Traggono forza dalla preghiera e confidano solo in Dio Onnipotente. Sarebbe una Grazia se questa guerra finisse dopo 40 giorni di morte, di sofferenza, di isolamento e si potesse tornare a vivere nella luce della Pace!”.

Ultimo aggiornamento: 19:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA