Basta bombardamenti indiscriminati su Gaza.
Guterres: gli attacchi di Hamas non nascono dal nulla. Ira di Israele
Papa Francesco sin dal primo momento ha avuto parole di sostegno per Israele, affermando che ha tutto il diritto di difendersi, manifestando in parallelo il suo dolore per intere famiglie sterminate, ragazzi uccisi e bruciati, donne oltraggiate nei kibbutz. Ha lanciato svariati appelli personali per la liberazione degli ostaggi - l'ultimo fatto stamattina durante l'udienza del mercoledì - muovendosi dietro le quinte per cercare di aiutare a trovare spiragli ad una situazione sempre più tesa. Nello stesso tempo è deciso a non far naufragare il diritto internazionale, quel che resta del multilateralismo e la possibilità di una via in grado di fermare i bombardamenti sui civili che ancora sono a Gaza perchè non sono riusciti ad evacuare.
L'arcivescovo Caccia al Consiglio di Sicurezza ha trasmesso la condanna assoluta e inequivocabile dell'attacco terroristico compiuto da Hamas e da altri gruppi armati il 7 ottobre facendosi poi portavoce della grave «preoccupazione della Santa Sede per il disastro umanitario in corso a Gaza, dove migliaia di persone sono morte e centinaia di migliaia sono state sfollate».
«La responsabilità penale per gli atti terroristici è sempre personale e non può mai essere attribuita a un'intera nazione o popolo. Il diritto all'autodifesa in ogni conflitto deve sempre rispettare il diritto internazionale umanitario, compreso il principio di proporzionalità. In terzo luogo, la Santa Sede esprime grave preoccupazione per l'assedio totale imposto a Gaza che ha causato sofferenze indiscriminate tra la popolazione, anche a causa della carenza di cibo, carburante e forniture mediche. La Santa Sede fa appello per la facilitazione urgente e la continuazione dei corridoi umanitari in modo che gli aiuti possano raggiungere l'intera popolazione».
Il nodo della Terra Santa è sempre stato al centro di azioni diplomatiche vaticane tese a proporre la soluzione dei due stati per due popoli: «Siamo convinti che la soluzione dei due Stati offra ancora speranza».
Sembrano lontani anni luce gli eventi del 2014, quando nei Giardini Vaticani avevano piantato una pianta l'ulivo il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen. Ad invitarli era stato Papa Francesco durante la sua recente visita in Terra Santa. I due leader avevano accettato, si era parlato di pace e riconciliazione ma alla fine il risultato era stato annullato soprattutto dalle fratture non più componibili tra Anp e Hamas.