Crocifisso nel seggio di Noale,
per me non doveva proprio esserci

Martedì 27 Maggio 2014
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Un cittadino di Noale che ha chiesto la rimozione del crocefisso dall’aula elettorale. La richiesta ha messo in evidente difficoltà i componenti del seggio, ha interessato la stampa e ha permesso al sindaco in quel momento in carica a Noale di esternare le sue personali considerazioni sul caso.



Ora, il cittadino ha compiuto un’azione concreta per far rispettare il principio di laicità dello Stato italiano, con la consapevolezza che almeno dal 1984 non esiste in Italia religione di Stato. Il presidente e i componenti del seggio elettorale hanno preso in considerazione la richiesta limitando però la vista del crocifisso solo per il momento del voto dell’elettore specifico perché altri elettori avrebbero potuto richiederlo; la stampa pare abbia argomentato il “caso” come quello dell’ateo che crea problemi al pacifico svolgimento delle elezioni per una sua bizzarra e provocatoria richiesta personale; il sindaco ha addirittura fatto sapere che «se qualcuno non vuole il crocifisso se ne può anche andare», ovvero che può anche non votare.



Eppure ci sono delle pronunce della giurisprudenza sulla questione posta dal cittadino di Noale che in sostanza esprimono che la richiesta è legittima, che il crocifisso non fa parte del materiale utile ai fini elettorali e che anzi può essere causa di fraintendimento essendo avverso alla neutralità necessaria nei luoghi dove si esercita il voto. Mi sarebbe piaciuto che i giornali ne avessero fatto menzione.



Parrebbe dunque logico levare un allestimento, che ricordo è entrato nelle scuole per una norma di Mussolini quando la religione era di stato, nel momento dell’insediamento dei seggi elettorali.



Mi allargo, nessuno vuole abolire la religione e ciascuno può sistemare, se lo vuole, un crocifisso nella propria casa – ma quanti ce l’hanno ancora sopra il letto? - o portarlo addosso, in auto? Ovviamente lo può trovare nelle numerose chiese – luoghi di culto finanziati anche dallo Stato italiano -, ma lo stesso simbolo non dovrebbe essere ostentato e imposto nei luoghi pubblici.



Faccio alcuni esempi: quanti bambini e ragazzi nelle scuole pubbliche italiane frequentano l’ora alternativa alla religione in un locale con un crocifisso? Non vi sembra una contraddizione? E frequentare l’ora di italiano, o di matematica con un crocifisso alle pareti che senso ha? E nelle aule dei tribunali cosa sta a significare, la giustizia o la pena? Molti ospedali hanno anche la chiesetta per i credenti, ma perché poi il crocifisso è anche avvitato alle pareti delle camere?



Io, quando mi reco all’ufficio anagrafe del mio comune mi trovo davanti un crocifisso e da atea mi chiedo ogni volta perché. Non mi metto a fare polemica, ma mi resta l’amaro in bocca e ho chiara la percezione della discriminazione. Per me ha fatto bene il cittadino di Noale, in compagnia delle decine di persone che in tutta Italia domenica hanno posto ai seggi la stessa semplice e motivata richiesta! Sarebbe ora che lo Stato italiano si muovesse legiferando con coerenza e saggezza: ad esempio nei regolamenti elettorali emanati per i componenti dei seggi potrebbe inserire che vanno tolti simboli non neutrali … non per gli atei, ma nell’interesse di tutti, nell’interesse dell’ordine delle operazioni elettorali e, infine, nell’interesse della civile convivenza e partecipazione di tutti.





Cathia Vigato

Coordinatrice Circolo UAAR di Venezia
Ultimo aggiornamento: 15:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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