Orsoni tira in ballo Mister X del Pd
«I soldi li ha presi lui o il partito»

Sabato 7 Giugno 2014 di Maurizio Dianese
Il sindaco nel cantiere del Mose
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VENEZIA - Giorgio Orsoni nasconde la rabbia dietro la maschera della determinazione. È freddo e implacabile quando, alle 8 e 10 di ieri mattina in aula bunker di Mestre, siede davanti al giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza che pochi giorni fa ha ordinato il suo arresto.



Orsoni inizia a parlare per controbattere punto su punto alle accuse. Il sindaco si è preparato, ha studiato le carte riga per riga, parola per parola e quando inizia a parlare - si chiamano dichiarazioni spontanee perché non sono un vero e proprio interrogatorio, ma solo una esposizione dei fatti da parte dell’indagato - è per passare in rassegna tutti i capi d’imputazione.



Alla fine quel che salta fuori è che le due versioni, quella di Mazzacurati e quella di Orsoni potrebbero essere compatibili. Possibile? Possibile che la versione di Mazzacurati che dice di aver finanziato anche in nero la campagna elettorale a sindaco di Venezia sia compatibile con la versione di Orsoni che sostiene di non aver mai ricevuto un centesimo dal Consorzio? Possibile. Perché Orsoni fa notare che sia Giovanni Mazzacurati che Piergiorgio Baita dicono di aver dato questi soldi a Ferdinando Sutto - ex Psi, segretario e ufficiale pagatore di Mazzacurati - il quale era incaricato di darli ad Orsoni. Ma Sutto non li avrebbe consegnati personalmente ad Orsoni. Di mezzo infatti c’è un altro passaggio di mano. Una terza persona.



Dunque, è il ragionamento di Orsoni, io non sono in grado di escludere che quattrini siano usciti dalle casse del Consorzio (Mazzacurati) o della Mantovani (Baita) per finanziare la campagna elettorale del sottoscritto, ma io non li ho visti. E non li ho ricevuti. Il che vorrebbe dire che questo Mister X che ha ricevuto i soldi da Sutto, per conto di Orsoni, sia uno del Pd. Chi? Non serve essere maghi per capire che si tratta di uno che nel partito si occupava di questo e cioè di reperire i fondi. Questo Mister X li ha dati a Orsoni, se li è tenuti per sè o li ha usati per la campagna elettorale di altri del Pd?



Ma c’è un altro passaggio sul quale Orsoni si è soffermato. Mazzacurati infatti sostiene di aver dato personalmente quattrini in nero a Orsoni, senza alcun intermediario. Su questo punto semplicemente Orsoni dice che non è vero. Peraltro questa rischia di essere la parte dell’accusa più debole perché i soggetti in campo sono solo due e si smentiscono a vicenda. Negli altri casi invece le parti in causa sono almeno tre e dunque la possibilità di chiarire la dinamica delle mazzette è più elevata. Ma torniamo ai soldi che Mazzacurati dice di aver portato a casa di Orsoni. «Gli sono stati dati una cifra fra i 450 e i 500 mila euro e di questi il 10 per cento mi sembra sono regolari» - detta Mazzacurati a verbale.



Alla fine i soldi in nero sarebbero 390 mila euro. Gli investigatori accertano che Mazzacurati si è visto 8 volte con Orsoni a casa sua tra il maggio 2010 e il marzo 2011. Ora, siccome Orsoni è stato eletto sindaco i 30 marzo 2010, Mazzacurati gli avrebbe portato i soldi per la campagna elettorale quando la campagna elettorale era già finita e Orsoni era già diventato sindaco. Una prima tranche l’8 maggio 2010, l’ultima il 26 marzo 2011, praticamente ad un anno di distanza dall’elezione. Significherebbe che Orsoni si è trovato a pagare i conti della sua elezione anche ad un anno di distanza. E che aveva ancora un buco di centinaia di migliaia di euro. Possibile? Possibile, certo. Ma allora quanti soldi è costata questa campagna elettorale e chi doveva ancora pagare Orsoni? E quanto? Resta però il quesito fondamentale: che interesse ha Mazzacurati a mettere nelle peste Giorgio Orsoni, suo amico da sempre?



Ecco, a questa domanda il sindaco non è in grado di rispondere e la domanda resta sospesa come una spada di Damocle su tutta la sua ricostruzione "possibile" fatta da Orsoni. Quel che è certo, comunque, è che, sulla base della carte depositate fino ad oggi dalla Procura, il sindaco di Venezia e il suo legale, l’avv. Daniele Grasso, sono assolutamente convinti di poter andare al Tribunale del riesame ad ottenere la scarcerazione. Orsoni infatti si chiama fuori da tutto e, semmai, crede di doversi fare un mea culpa solo sui mancati controlli. Non è poco, ma non è nemmeno quanto basta per essere arrestato - ragiona il sindaco. Peraltro Orsoni sapeva che in Procura c’era stata la richiesta di arresto, fin da dicembre, ma si era anche convinto che alla fine sarebbe arrivato solo un avviso di garanzia. Avviso che lo avrebbe messo in difficoltà, costringendolo a non ricandidarsi, ma che gli avrebbe permesso di continuare a fare il sindaco, chiudendo il Bilancio ed evitando il collasso della città. L’arresto è arrivato come un fulmine a ciel sereno e Orsoni da quel momento ha deciso di avere un solo scopo nella vita e cioè uscire da questa storia a testa alta e subito dopo mandare tutti a quel paese.



Ha cominciato ieri mattina, ma bisognerà aspettare il Tribunale del riesame - fra una ventina di giorni - per vedere se le carte che si sta giocando Orsoni sono quelle giuste oppure se ha sbagliato tutto. Al Tribunale del riesame, quando il suo avvocato difensore, Daniele Grasso, dirà che non ci sono elementi per continuare a tenerlo agli arresti, la Pubblica accusa tirerà fuori dal cassetto la testimonianza di Mister X.
Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 10:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA