Ha denunciato il brutale pestaggio subito il detenuto del carcere di Reggio Emilia, torturato e picchiato in un corridoio dell'istituto penitenziario il 3 aprile scorso. «Devo ammettere che nonostante credo sia giusto denunciare quello che è successo, ho molta paura che possa risuccedere, anche perché quello che è successo quel giorno e quello che ho provato non lo dimenticherò mai.
Il video
Il video della violenza è uno schiaffo a chi lo guarda e apre. Si vede l'uomo incappucciato con una federa stretta al collo, tenuta tirata a lungo per un lembo. Una volta a terra, è stato colpito al volto, sempre coperto, poi calpestato con gli scarponi di ordinanza. Trattenuto per le gambe, un braccio torto dietro la schiena. Denudato dalla cintola in giù, quindi sollevato di peso, afferrato anche per il nodo della federa. Infine portato in cella e ancora una volta colpito. Poi lasciato lì, per oltre un'ora, mezzo nudo, malgrado si stesse ferendo con dei cocci e il sangue stesse via via inondando la stanza. A marzo dieci agenti di polizia penitenziaria saranno davanti al giudice per l'episodio.
Piantedosi: cose inaccettabili
«Fermo restando che tutto deve essere accertato nelle sedi competenti, e quindi dare giudizi molto netti preventivamente è sempre qualcosa che deve avere un certo riguardo, è ovvio che non sono cose accettabili. Ogni volta che una persona è ristretta, sotto la vigilanza di organi dello Stato, deve essere assicurata la dignità della persona in modo duplice rispetto alle normali condizioni». Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, a margine di una visita ad Imola, rispondendo ad una domanda sul video del pestaggio in carcere a Reggio Emilia.