La Corte d'Appello stanga Vodafone: «Antenna, paghi affitto e spese legali»

Lunedì 29 Aprile 2024 di Federica Fant
La Corte d'Appello stanga Vodafone: «Antenna, paghi affitto e spese legali»

BORGO VALBELLUNA - Compagnia telefonica zero, Comune 2. Sta vincendo su tutta la linea il municipio di Borgo Valbelluna nel processo, passato ormai per due gradi di giudizio, contro Vodafone Towers Italia, poi incorporata in Inwit.

E proprio la società Infrastrutture wireless italiane (Inwit) è stata condannata dalla Corte d’Appello di Venezia a rifondere al Comune di Borgo Valbelluna quasi 10mila euro di spese legali, oltre a quanto già deciso in primo grado. Nodo del contendere: l’affitto del terreno a Cavassico Inferiore, zona Trichiana, per l’antenna Vodafone che la compagnia non avrebbe pagato.


LA STORIA
La vicenda nasce dal contratto datato 11 luglio 2001, con cui l’allora Comune di Trichiana concedeva in locazione alla società Omnitel Pronto Italia Spa (poi divenuta Vodafone Italia s.p.a.) «una porzione di terreno di sua proprietà avente superficie di mq 76,95 ubicato presso l’area di pertinenza del magazzino comunale, in località Cavassico Inferiore». In particolare, nel contratto veniva previsto un canone di 15 milioni di lire annui (poi convertiti in euro) da pagarsi in due rate semestrali anticipate. Nel 2018 Vodafone chiedeva al Comune di uniformarsi a quanto avveniva già in altre parti d’Italia, in base all’interpretazione data a una norma della Comunità europea: la telefonia va considerata come “servizio pubblico” e quindi un Comune non può chiedere il pagamento di alcuna concessione. La Vodafone si limitava quindi a pagare la Cosap, ovvero la tassa per l’occupazione del suolo pubblico ignorando il canone previsto nel contratto stipulato dalla società che l’aveva preceduta. Il Comune però non ha mai aderito a questa interpretazione e ha subito intimato a Inwit (subentrata nel contratto a Vodafone) di pagare. Ne è nata una lunga battaglia giudiziaria, perché Inwit ha subito impugnato l’atto. «Non è un terreno soggetto a Cosap quindi noi rivendichiamo quello che era il contenuto del contratto di affitto e pretendiamo ovviamente ristoro di tutto quello che era il canone di affitto», aveva sostenuto il sindaco Stefano Cesa. Motivi sostenuti nel giudizio dove il municipio era rappresentato dagli avvocati Enrico Gaz del Foro di Venezia ed Alberto Gaz del Foro di Padova. Inwit era difesa dall’avvocato Francesca Mantovan del Foro di Padova. 


LA SENTENZA 
In primo grado, nella causa che si era instaurata nel tribunale di Belluno il Comune aveva vinto. Il giudice Umberto Giacomelli aveva sottolineato come il presupposto per l’applicazione delle norme citate da Vodafone sia che l’area su cui insiste l’installazione appartenga al demanio o al patrimonio indisponibile del Comune. «Mentre - ricorda il giudice -, nel caso in cui l’area sia ricompresa nel patrimonio “disponibile”, l’atto con il quale l’Ente locale ne conceda il godimento a terzi è un normale contratto di locazione». Ora la sentenza della Sezione Quarta Civile della Corte d’Appello di Venezia, che boccia i motivi di ricorso di Inwit, rigetta l’appello e conferma che l’area poteva a pieno titolo essere data in affitto dal Comune. E che sul canone «poteva essere quindi legittimamente calcolata anche la tassa di registro al 2% come previsto dal contratto di locazione. Quindi ora oltre «alla prestazione della polizza fideiussoria in favore del Comune per l’importo di euro 12.350,00» e spese legali per euro 13.667,00 stabiliti dal primo grado si aggiungono ulteriori 10mila euro di spese legali (9.991,00 per l’esattezza). Resta da capire se ora Inwit andrà in Cassazione.
 

Ultimo aggiornamento: 10:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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