Facevano pagare 36 euro di ticket invece dei 700 previsti per l'esame: stangata per i due ginecologi Ambrosini

Domenica 10 Luglio 2022 di Marco Aldighieri
Facevano pagare 36 euro di ticket invece dei 700 previsti per l'esame: stangata per i due ginecologi Ambrosini
4

PADOVA - I ginecologici di fama internazionale, padre e figlio Antonio e Guido Ambrosini dovranno risarcire l'Azienda ospedaliera di Padova con la somma complessiva di 162.500 euro. L'hanno deciso i giudici lagunari della Corte dei Conti con sentenza depositata nella giornata di giovedì. Ma l'iter per arrivare al verdetto erariale non è stato semplice.
La Corte dei Conti, nell'aprile dell'anno scorso, attraverso una sentenza della prima sezione centrale d'appello, aveva ribaltato il precedente verdetto di primo grado che due anni e mezzo fa aveva fatto valere la prescrizione nei confronti di padre e figlio ginecologici. Il motivo era che il corriere privato non vale quanto Poste Italiane.
Ma questa decisione è stata rivista e il giudizio erariale a Venezia sullo scandalo della fecondazione assistita a Padova è così ripartito.

Il professor Guido Ambrosini e il padre invece nell'ambito penale erano stati accusati del reato di abuso d'ufficio, ma la loro posizione è stata prescritta.


I FATTI
Si tratta di 497 procedure Fivet (fecondazione in vitro) e 440 tecniche Icsi (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo), per cui erano previste tariffe pari rispettivamente a 400 e 700 euro, mentre alle pazienti venne fatto pagare solo il ticket di 36 euro. All'83enne Antonio Ambrosini, direttore della Clinica ginecologica e ostetrica dal 1997 al 2009 e difeso dall'avvocato Federica Scafarelli, era stato contestato di averlo saputo fin dal 2003 come è riportato anche nelle 46 pagine della sentenza della Corte dei Conti. Al 54enne Guido Ambrosini, responsabile della struttura di Fisiopatologia della riproduzione umana dal 2007 e difeso dagli avvocati Cesare Janna e Luca Mazzeo, era stata addebitata l'analoga inottemperanza alle direttive aziendali. Inoltre durante l'indagine era emerso come i due ginecologi non avessero mai informato il personale infermieristico addetto all'accettazione della circostanza che, per le procedure Fivet e Icsi, le pazienti avrebbero dovuto pagare una tariffa superiore al ticket. Entrambi poi si erano difesi in tutte le sedi, arrivando a veder scattare la prescrizione anche sul fronte contabile.


L'ITER GIUDIZIARIO
La sezione giurisdizionale per il Veneto nel 2019 aveva dichiarato prescritta l'azione di responsabilità promossa dalla Procura regionale, in quanto l'invito a dedurre portava la data del 21 agosto 2018, quando cioè erano trascorsi più di cinque anni dai fatti. I giudici non avevano riconosciuto alcuna validità alla notifica effettuata dall'Azienda Ospedaliera il 23 febbraio 2013, in quanto avvenuta non tramite le Poste Italiane bensì attraverso il corriere Tnt.
I magistrati di appello, invece, hanno citato una copiosa giurisprudenza della Cassazione sull'efficacia delle notifiche avvenute mediante i corrieri privati.
Si legge infatti nelle motivazioni: «Dalla data del 30 aprile 2011, gli invii raccomandati riguardanti atti diversi da quelli in senso stretto giudiziari possono essere stati oggetto di notifica anche tramite operatore postale privato in possesso dello specifico titolo abilitativo costituito dalla licenza individuale».
Dunque il processo è regolarmente ripreso davanti alla Corte dei Conti, che si è riunita in diversa composizione rispetto alla volta scorsa.
E i giudici lagunari sono arrivati a condannare i due ginecologi a rimborsare l'Azienda ospedaliera. Guido Ambrosini con 97.500 euro, e poi insieme al padre Antonio con altri 65 mila euro: totale 162.500 euro.
 

Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci