Padova. Il sindaco Giordani: «Sconvolto dalla morte dei tre migranti intossicati, è una sconfitta per tutti»

Martedì 9 Gennaio 2024 di Mauro Giacon
Padova. Il sindaco Giordani: «Sconvolto dalla morte dei tre migranti intossicati, è una sconfitta per tutti»

PADOVA - Il sindaco di Padova Sergio Giordani è rimasto colpito dalla morte dei tre giovanissimi in un luogo degradato proprio al quarftiere dell'Arcella, dove il Comune ha investito molto nella riqualificazione.

I tre, tutti immigrati, sono morti per le esalazioni di monossido di carbonio del fornellino che avevano acceso dopo essere penetrati all'interno dell'ex istituto per ciechi Configliachi, abbandonato da 13 anni nel quartiere più popoloso e multietnico della città del Santo.


Eppure resta ancora un buco nero...
«Sono rimasto sconvolto anche come padre e nonno oltre che come sindaco. Facciamo il massimo ogni giorno per costruire una città con reti di protezione solide contro povertà, degrado e marginalità, sempre con l'aiuto indispensabile del terzo settore delle parrocchie e di tanta brava e generosa gente che si impegna volontariamente».


Questa tragedia è una sconfitta?
«Lo è per tutti, non va strumentalizzata e ci dice come l'impegno deve proseguire con sempre più intensità. Il fenomeno delle migrazioni anche irregolari esiste ed esisterà, noi sindaci lo sappiamo bene e penso che tutti dovremmo fare uno sforzo di umanità e consapevolezza interrogandoci su come evitare che ragazzi così giovani che vengono in Italia poi finiscano in brutti giri, che li usano in maniera cinica costringendoli a condizioni disumane come quelle che abbiamo visto, spingendoli magari anche a non servirsi dei tanti strumenti che mettiamo in campo per l'accoglienza invernale in luoghi sicuri e protetti».


Della ristrutturazione dell'ex istituto per ciechi Configliachi si parla da quasi vent'anni. La parte acquistata dal Comune sarà ristrutturata mentre la Provincia, di cui lei è presidente, non riesce ad acquistare l'altra per una divergenza di poche centinaia di migliaia di euro con la Regione proprietaria delle Ipab. È possibile che questa disgrazia sia colpa anche di lungaggini burocratiche?
«Non è minimamente il tempo delle polemiche, certo questi fatti ci spingono tutti ad accelerare. Come Provincia abbiamo già accantonato i fondi per comprare dal Configliachi lo stabile di sua pertinenza e abbiamo dei progetti per rigenerare tutto. Stiamo collaborando intensamente con la Regione perché dia il suo assenso e sono certo che in tempi brevi riusciremo a raggiungere l'obiettivo e acquisire l'immobile».


Il Comune ha acquistato la parte prospiciente via Reni nel 2022 per quasi 1 milione di euro. Se ci fossero stati cantieri aperti magari questo avrebbe allontanato gli sbandati...
«Per quanto concerne l'avancorpo siamo già alla gara d'appalto, entro la primavera inizieranno i lavori e finiranno nel 2026. I fondi ci sono e sono consistenti, siamo perfettamente dentro il cronoprogramma previsto, le opere pubbliche hanno tempi di legge incomprimibili. Unitamente alla rigenerazione dell'ex palazzina del Coni per farne un grande polo culturale, alla nuova piazza Azzurri d'Italia e al già inaugurato parco Basaglia nell'ex area Valli stiamo lavorando per ridisegnare una nuova Arcella, più sicura e più a misura delle persone. Penso che sui nostri sforzi parlino i fatti più di mille parole, e la gente ci ha rinnovato la fiducia anche per questo».


Siamo d'accordo che un edificio vetusto per quanto murato offre sempre la possibilità a degli invisibili di intrufolarvisi. Ma non è possibile sorvegliarlo quotidianamente da parte della Polizia locale?
«I controlli ci sono stati e intensi, il Comune ha letteralmente sigillato la parte dell'edificio che ha comprato e dove infatti non ha più avuto ingressi. La verità però è che non si può controllare ogni angolo della città 24 ore su 24, chi lo dice pronuncia solo slogan. La soluzione passa per rigenerazioni che durano per sempre, definitive. Veda per esempio quello che abbiamo fatto radendo al suolo via Anelli per far sorgere la nuova questura».


La sua Giunta non ha esitato a collaborare con la Prefettura e la Caritas per l'accoglienza dei profughi. Ma quali strategie si possono mettere in atto per gli immigrati irregolari? Probabilmente costoro o erano clandestini, oppure erano usciti dai programmi di protezione per entrare nel mercato dello spaccio. Oppure, ultima possibilità, cercavano di arrangiarsi nei 18-24 mesi che servono per avere il permesso di soggiorno.
«Il nostro settore Servizi sociali con l'assessora Colonnello fa un grande lavoro e con loro le tante realtà del terzo settore che sono un tesoro insostituibile di solidarietà e cura per tutta la nostra comunità. Il piano di accoglienza invernale ha visto crescere anno dopo anno i posti a disposizione e non facciamo distinzione alcuna tra le persone in difficoltà. Le unità di strada mappano i casi e sono all'opera tutte le notti per dare sostegno e intercettare le persone in difficoltà. Non abbiamo mai tagliato un euro a questi servizi nonostante le ristrettezze cui ci costringono i tagli nazionali».


Eppure cosa c'è che non va?
«Una gestione dei flussi migratori costruita su basi ideologiche e che rischia di spingere centinaia di persone nell'illegalità non aiuta e anzi aggrava il peso sulle spalle dei comuni. Serve più concretezza, serve la fatica di costruire percorsi che generano integrazione e serve anche umanità, da parte di tutti».

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