Festival biometano, ambientalisti divisi: comitati contro Legambiente

La rete interprovinciale boccia l'iniziativa per l'impianto FemoGas ad Ariano nel Polesine

Giovedì 18 Aprile 2024 di Nicoletta Canazza
la riunione della rete interprovinciale dei comitati no biogas

ROVIGO -  «Dovevamo una risposta a questa ridicolaggine del festival del biometano che si terrà ad Ariano per inaugurare il nuovo impianto monstre di FemoGas». La rete interprovinciale dei Comitati contro gli impianti per la produzione di biometano e gli allevamenti intensivi si è riunita ieri a Rovigo per ribadire l’impegno contro la “colonizzazione” del territorio da parte di investitori che, sostengono, «guardano solo al ritorno finanziario legato a contributi Ue piuttosto che al benessere delle comunità dove vogliono insediare questi impianti calandoli a cose fatte sui cittadini che ne subiranno tutti i disagi ambientali senza averne in cambio nemmeno benefici occupazionali».


FRONTE UNITO 
Dicono no i Comitati contro gli impianti per la produzione di biometano di Canaro, Cavarzere (Venezia), Ceregnano, Papozze, Vescovana, il Comitato contro gli allevamenti intensivi di Corbola e le Associazioni ambientaliste Italia Nostra, Greenpeace, Lipu, Wwf, Movimento Azzurro e Terre Nostre coordinamento nazionale. Assenza “pesante” quella di Legambiente, che invece ha dato il suo appoggio al festival del biometano arianese. «Nessuna volontà di aprire una polemica con Legambiente, la cui attività resta preziosa su altri fronti - sottolinea Fabio Bellettato, presidente di Italia Nostra Rovigo - ma noi restiamo contrari a questo tipo di impianti». 
Parla di invasione incentivata dai fondi del Pnrr Vanni Destro della Rete dei comitati Polesani a difesa della salute e dell'ambiente, «soldi del Pnrr che tutti i cittadini dovranno restituire all’Unione tra un paio d'anni». Situazioni simili stanno vivendo le comunità di Canaro, Papozze, Vescovana, Cavarzere dove i cittadini si sono organizzati contro progetti di cui erano venuti a conoscenza solo anni dopo che i relativi iter burocratici erano stati avviati. «Vengono scelte aree poco popolate dove la resistenza sociale si presume minore» ha spiegato Carlo Costantini, del comitato di Cavarzere dove però i cittadini sono riusciti a respingere un mega impianto vicino alla città. Ceregnano invece, si è trovato a fare i conti con il maggiore traffico e l’inquinamento. Una situazione contro cui sta lottando Canaro, che si è mobilitata con una raccolta firme. «L’Amministrazione prima era favorevole al progetto, poi ha fatto marcia indietro, ma ancora non si è espressa prendendo posizione definitiva», sottoline Giulia Ghinello. 
A Papozze i cittadini stanno lottando dal 2011 per evitare che venga realizzato un impianto vicino al paese. «L’azienda non si è mai arresa, ha perfino cambiato nome. L’impianto dovrebbe trattare liquami bovini e suini, ma in zona non ci sono allevamenti di questo tipo, quindi i rifiuti arriverebbero da fuori», precisa Marlis Ratschiller. Contro l’impianto sono stati presentati due ricorsi al Tar e i cittadini si sono autotassati per sostenere le spese legali. 
«Il territorio di Corbola è martoriato - dichiara Valerio Fonsato, del Comitato di Corbola Rete dei comitati polesani a difesa dell'ambiente -.

Ci sono già 13 allevamenti intensivi, ora c’è l’impianto di Ariano, altri sono in predicato per Taglio di Po. Viviamo sempre sotto incubo». Non va meglio lungo l’Adige. Oltre a Sarzano, nel Padovano sono stati avviati progetti per Boara Pisani e Vescovana. «Fanno passare per bio impianti che non lo sono», precisa Luciano Marangoni. La rete dei comitati annuncia un convegno per l’autunno per denunciare la situazione di questa parte del Veneto.

Ultimo aggiornamento: 07:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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