Mestre, 25 chili di cocaina purissima nascosti dentro cinque forme di Grano padano: 16 anni al capo della banda

Pesante condanna al responsabile del traffico residente a Rovigo

Martedì 26 Marzo 2024 di Redazione
Mestre, 25 chili di cocaina purissima nascosti dentro cinque forme di Grano padano: 16 anni al capo della banda

MESTRE - ROVIGO - Sedici anni di reclusione per Erjon Feimi, il trentottenne di nazionalità albanese, residente a Rovigo, indicato dagli inquirenti come la mente dell'organizzazione accusata di aver gestito un consistente traffico di stupefacenti. È la pena inflitta ieri dal giudice per l'udienza preliminare di Venezia, Luca Marni, a conclusione di un processo celebrato con rito abbreviato, nel corso del quale il sostituto procuratore di Venezia, Andrea Petroni, aveva sollecitato condanne complessive superiori a cento anni di reclusione nei confronti dei nove imputati.
Agli altri imputati il gup ha inflitto pene meno pesanti: 7 anni e 28 mila euro di multa per Giovanni De Bortoli e Ciro De Sury; 7 anni per Glorildo Halili; 7 anni e 30 mila euro di multa per Mateo Kolaj; 4 anni e 8 mesi e 17 mila euro per Angela Marchio, Gian Franco Miroglio e Francesco Salerno; 8 anni di pena e 32 mila euro per Luigi Rilievo; 6 anni e 26 mila euro di multa per il camionista Aniello Sorvillo.
Il giudice ha accolto la prospettazione accusatorie, riconoscendo la sussistenza di un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

MAXI SEQUESTRO

Nel corso dell'inchiesta sono stati sequestrati 230 chili di droga, principalmente cocaina. Le indagini erano iniziate ad Asti, per poi proseguire in Veneto, dove la banda aveva base logistica a Rovigo. Uno dei sequestri più consistenti è avvenuto a Mestre: 25 chili di cocaina purissima, trasportati in un camper, nascosti all'interno di cinque forme di Grana padano, droga in arrivo dall'Olanda e destinata a rifornire il mercato locale.
Gli imputati hanno scelto il rito abbreviato per poter usufruire dello sconto di un terzo della pena. La difesa si è battuta invano per smontare le accuse formulate dalla procura.
La droga, secondo quanto accertato dagli investigatori, viaggiava normalmente a bordo di furgoni e, alla partenza, i corrieri incaricati dei trasporti, da Veneto e Piemonte alle destinazioni finali, non avevano idea di quale sarebbe stata la loro meta.

In concomitanza di una tappa intermedia, il corriere doveva contattare un camionista per lo scambio: al punto di incontro i due dovevano fotografarsi e spedire l'immagine al capobanda in attesa di conferma. Solo a quel punto avveniva la consegna della droga.

Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 08:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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