Mutui per il boss cinese di Mestre banche assolte: ora caccia ai soldi

Venerdì 3 Maggio 2019
Mutui per il boss cinese di Mestre banche assolte: ora caccia ai soldi
IN CASSAZIONE
VENEZIA Le banche potranno provare di nuovo a rientrare in possesso delle somme prestate ad alcuni clienti cinesi, in realtà prestanome dell'ex boss di via Piave a Mestre. L'ha stabilito la Cassazione, accogliendo il ricorso di Claris (già Veneto Banca) e Carige contro il Tribunale di Venezia, che nel settembre del 2018 aveva respinto le opposizioni degli istituti al rigetto delle domande di ammissione dei loro crediti, decretato ancora a maggio del 2016. Secondo la Suprema Corte, non è stata adeguatamente spiegata la presunta mancanza di buona fede nella concessione dei mutui con cui era stato acquistato il patrimonio immobiliare del malavitoso.
LA VICENDA
Al centro della vicenda ci sono i prestiti, pari a circa 2 milioni di euro, con cui un decennio fa erano stati comprati appartamenti e negozi riconducibili a Keke Luca Pan, l'imprenditore condannato con sentenza definitiva a cinque anni e sei mesi di reclusione per favoreggiamento della prostituzione e dell'immigrazione clandestina. Gran parte delle sue proprietà era stata confiscata, ma mentre creditori come il Comune ed Equitalia erano stati ammessi nel passivo, le banche erano state escluse con l'accusa di aver autorizzato quegli affidamenti malgrado sapessero che le intestazioni erano puramente formali e che il vero titolare era appunto Keke. Però secondo Claris la decisione di autorizzare il mutuo a tre extracomunitari che avevano dovuto mettersi insieme per pagare le rate, e che dunque «potevano lasciar dubitare della possibilità di recuperare le somme erogate», poteva mettere in dubbio il canone della buona gestione bancaria, ma non quello della buona fede, tant'è vero che l'istituto avrebbe scoperto solo successivamente le condotte di Luca. Inoltre per Carige non era stata dimostrata la strumentalità del credito all'illecito, in quanto «la banca non aveva tratto alcun vantaggio dall'attività criminale».
IL VERDETTO
Argomentazioni giuste secondo la Cassazione, che ha rinviato il fascicolo al Tribunale di Venezia per un nuovo esame. Per gli ermellini, i giudici lagunari «non hanno spiegato perché una corretta valutazione del merito creditizio avrebbe invece consentito di verificare che il soggetto realmente interessato alla erogazione dei mutui era Pan e non i suoi prestanome e, soprattutto, che il credito era strumentale alle sue attività illecite o a quelle che ne costituiscono il frutto o il reimpiego».
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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