Covid, Fedriga cambia marcia: «Uscire dal sistema ai colori», ecco la proposta del presidente

Mercoledì 28 Aprile 2021 di Marco Agrusti
Il presidente del Fvg Massimiliano Fedriga
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Superare gradualmente il sistema dei colori per affrontare un’estate non condizionata dall’altalena tra arancione e giallo.

Inserire al più presto il parametro delle vaccinazioni tra quelli che determinano il livello di rischio di una singola regione. Dare più peso all’occupazione dei reparti Covid negli ospedali che all’Rt, una misura che riflette l’andamento dei contagi ma che si adatterà sempre meno alla situazione modificata dall’effetto della campagna vaccinale. Il giorno dopo la visita del generale Francesco Paolo Figliuolo a Gemona, Massimiliano Fedriga fa il punto su quali dovranno essere le prossime mosse per arrivare all’estate senza l’incubo delle chiusure. 


LE RICHIESTE
Il presidente del Friuli Venezia Giulia parla della sua regione, ma allo stesso tempo ragiona da numero uno della Conferenza che lo vede coordinatore degli altri governatori. «Credo e mi auspico - spiega - che il sistema dei colori vada gradualmente superato. Non possiamo immaginare un’estate con le diverse gradazioni di colore, metterebbe in difficoltà il sistema». Ci si dovrà arrivare gradualmente, secondo Fedriga, ma l’obiettivo è inquadrato. E la chiave per poter oltrepassare la logica dei colori e pensare a un diverso sistema di allerta deve necessariamente essere trovata in una revisione dei parametri di rischio che vengono valutati ogni settimana dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute. «A partire dall’indice relativo all’Rt», prosegue Fedriga. 


LA STORTURA
L’indice Rt misura la velocità dell’epidemia. In poche parole, più alto è più il virus riuscirà a diffondersi nel breve-medio periodo. Ma con i numeri più bassi che la regione spera di continuare a leggere tra le righe dei bollettini quotidiani, c’è un rischio nemmeno troppo lontano. «Immaginiamo una situazione - illustra Fedriga -: in una settimana passiamo, in piena estate, da dieci a venti contagi. Assisteremmo a un indice Rt che schizza verso l’alto ma avremmo comunque un contagio molto basso in termini assoluti. Non possiamo per questo pensare di dover affrontare ancora restrizioni a causa di questo parametro e con numeri bassi». Ecco perché a pesare di più dovrà essere l’occupazione dei reparti degli ospedali. La vera emergenza pandemica, infatti, non si limita al contagio. Anzi, il “cuore” è rappresentato dalla pressione che il contagio stesso esercita successivamente sul sistema sanitario, che progressivamente va in difficoltà e non riesce a garantire nemmeno i servizi essenziali. Ma con l’avanzare delle vaccinazioni, proprio l’ospedalizzazione della malattia tenderà a ridursi. «È chiaro che a quel punto dovremo guardare più agli ospedali che ai contagi, e non si potrà usare l’Rt come parametro più importante». 


LA PROTEZIONE
L’ultima richiesta riguarda l’introduzione del criterio delle vaccinazioni su base regionale per assegnare i livelli di rischio ai singoli territori. Doveva già essere in vigore, ma non c’è stato spazio o tempo per inserirlo nel nuovo decreto. «Ci auguriamo - ha concluso Fedriga - che al più presto si tenga in considerazione la quota di vaccinati tra le persone fragili, per consentire alle regioni di rimanere aperte dopo aver protetto le fasce più a rischio della popolazione». Infine un ultimo nodo, un problema già sollevato nei giorni scorsi. «Il calcolo dovrà essere effettuato sull’adesione alla campagna vaccinale e non sulla platea di popolazione potenziale». In poche parole, non si dovrà richiudere a causa (anche) di chi pur avendolo a disposizione ha rifiutato il vaccino. 

Ultimo aggiornamento: 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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