La denuncia: «Sanitari presi di mira, un'aggressione ogni settimana»

Sabato 12 Marzo 2022 di Fabrizio Cibin
SAN DONA' DI PIAVE La vaccinazione di una ragazza contro il Coronavirus

SAN DONÀ - Minacce di morte, il coltello brandito davanti al viso del medico, qualche spintone. Ma anche offese, urla, insulti. È quello che è costretto a subire il personale sanitario dell’Ulss4.

Altro che “siete i nostri eroi”: nel 2021, quindi subito dopo la prima ondata della pandemia da Covid19, sono stati 50 gli episodi rilevati dai servizi Rischio Clinico e Prevenzione e Protezione della stessa azienda sanitaria, coordinati da Elena Momesso e Donato Lancellotti. Il monitoraggio è stato reso pubblico in vista della “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari” che si celebra oggi. 


Sempre secondo il rapporto, nel mirino degli aggressori sono finiti indistintamente medici, infermieri, operatori socio sanitari, educatori, amministrativi a contatto con l’utenza; tuttavia le maggiori violenze hanno riguardato personale femminile, in particolare di giovane età. Gli episodi più frequenti si sono consumati in pronto soccorso, pediatria, nelle medicine ospedaliere, in psichiatria e nel consultorio familiare, ma non mancano le aggressioni verbali anche nei confronti del personale convenzionato come medici di famiglia e pediatri. Gli autori di queste aggressioni sono stati pazienti e familiari di degenti. Per lo più si è trattato di aggressioni verbali, comunque non meno gravi, come evidenzia Momesso, responsabile del Servizio Clinico. «Le parole, le offese, gli atteggiamenti minacciosi creano frustrazioni che possono condizionare il prosieguo dell’attività; sono frustrazioni che determinano nell’operatore la non serenità nello svolgere il proprio lavoro, che possono determinare comportamenti preventivi e limitanti la stessa attività. Condizioni che non devono verificarsi nei confronti di chi, per lavoro, si prende cura di persone deboli, fragili, che hanno bisogno di rassicurazioni e non certo di titubanze». 


Il numero delle violenze è stabile da circa 3 anni; il che significa che si sono perpetrate indistintamente prima, durante e dopo la pandemia. Ogni episodio viene discusso nell’organizzazione aziendale e poi viene valutata la possibilità di procedere con denuncia alle autorità competenti. «Stiamo attuando - spiega il dottor Lancellotti - un modello di integrazione tra Spp e Rischio Clinico, per analizzare ogni singolo episodio, agendo con audit tempestivi. L’obiettivo è supportare i colleghi che segnalano o subiscono violenza e definire misure di prevenzione e protezione, anche in collaborazione con le autorità competenti». Dura la condanna del direttore generale, Mauro Filippi: «Ogni caso verrà perseguito nelle sedi competenti». In passato l’Ulss4 ha fornito al proprio personale dei fischietti da utilizzarsi come dispositivo di segnalazione/allarme in caso di aggressione; nelle aree più a rischio è stata attivata la videosorveglianza. A breve il personale delle unità operative maggiormente esposte al rischio di aggressione parteciperà ad un corso di formazione con lo scopo di imparare ad individuare, a prevenire ed a gestire la violenza.

Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 12:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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