Ruba due wurstel per fame
Lieto fine: nessuna condanna

Martedì 17 Giugno 2014 di Lorenzo Zoli
Ruba due wurstel per fame Lieto fine: nessuna condanna
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ROVIGO - Aveva rubato per fame. Lo stesso capo di imputazione lo lascia chiaramente intuire. Nella parte in cui elenca i beni che il disoccupato di 30 anni di Rovigo - I.M. le sue iniziali - avrebbe rubato. Due confezioni di wurstel e due di formaggi tipo Emmenthal già tagliato a fette. Il tutto per un valore complessivo di 5 euro e 65 centesimi. Abbastanza però per contestare il reato di furto aggravato, per il quale il 30enne è finito ieri sotto processo. Con l'aggravante che sta nel fatto che la merce era considerata «esposta alla pubblica fede», in quanto posta sugli scaffali. Teatro dei fatti, nel 2010, il supermercato In's di viale Porta Adige a Rovigo.

Che aveva subito anche altri furti di del genere. I vertici quindi avevano giustamente adottato una politica di estrema intransigenza allo scopo di evitare episodi simili. A seguito della segnalazione il 30enne era finito a processo. Ieri, di fronte al giudice Silvia Varotto, la prima e unica udienza del processo. Almeno in primo grado. Appare comunque estremamente difficile pensare che qualcuno potrà impugnare la sentenza di non luogo a procedere. Sin dalle prime fasi della trattazione del procedimento ieri in aula è apparso chiaro che si trattava del classico furto «per fame». Non avendo né lavoro né altre fonti di reddito - e dovendo nel contempo mangiare - il giovane ha cercato di arrangiarsi come poteva. Non ha cercato di fare scorte, non ha preso nulla di superfluo. Ha cercato di passare le casse senza pagare solo quegli alimenti che, per così dire, gli avrebbero consentito di «fare giornata». Tutti ragionamenti questi che ovviamente valgono a livello emotivo e di buon cuore, ma che difficilmente trovano spazio in un'aula di tribunale. Alla fine però c'è stato comunque modo di «graziare» il giovane imputato. Il giudice - facendo seguito a una nutrita giurisprudenza riferita proprio a episodi di taccheggio - ha ritenuto che non fosse sussistente l'aggravante dell'esposizione alla pubblica fede.

A questo punto il resto del castello accusatorio si è sgretolato, dal momento che proprio quell'aggravante ne costituiva le fondamenta. Eliminatala, il reato non era più perseguibile d'ufficio e, non essendo stata presentata querela, è arrivato il non luogo a procedere.
Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 06:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA