Limena. La violenta lite dopo il sorpasso, pasticcere chiede di patteggiare: è accusato di tentato omicidio

Il prossimo 25 di marzo il Gup Maria Luisa Materia deciderà se concedergli quanto richiesto

Martedì 19 Marzo 2024 di Marco Aldighieri
Limena

LIMENA (PADOVA) - Il pasticciere Francesco D'Anna, accusato di tentato omicidio per una lite stradale con un motociclista, ha chiesto di poter patteggiare la sua pena.

Il prossimo 25 di marzo il Gup Maria Luisa Materia deciderà se concedergli quanto richiesto, oppure se processarlo con il rito abbreviato.

La lite e l'aggressione

Tutto è nato da un diverbio per strada. Quella domenica del 22 di ottobre dell'anno scorso, poco dopo le 17, i due giovani stavano percorrendo la tangenziale a Padova all'altezza di curva Boston: D'Anna sulla sua Citroen e Taruta su una moto Honda. Il primo ha tagliato la strada al secondo, che per tutta risposta lo ha inseguito per chilometri, fino a quando il 29enne ha parcheggiato vicino a casa sua in via Bocche a Limena. Lì è scattata l'aggressione. Taruta ha picchiato i pugni sulla carrozzeria dell'auto, poi si sono pestati e D'Anna ha infine estratto un coltello che conservava nella vettura colpendo più volte il 32enne motociclista alla milza, al gluteo, alla coscia e al volto. Il pubblico ministero Andrea Zito, titolare delle indagini, ha iscritto il pasticcere nel registro degli indagati con l'accusa di tentato omicidio. La tesi della Procura è stata sposata in pieno dal Gip Elena Lazzarin.

La difesa

D'Anna, affiancato dal legale Alberto Di Mauro, durante l'interrogatorio di garanzia ha spiegato di essersi difeso dalla furia del motociclista moldavo. «Mi ha inseguito per almeno 20 minuti. Quando sono arrivato a casa, mi ha sbarrato la strada con la moto così da impedirmi di entrate nel cortile con l'auto». E ancora: «Allora sono stato costretto a ingranare la retromarcia e a rifugiarmi in un vicolo. Lui è sceso dalla sua Honda, con il casco in testa, i guanti da moto e il giubbetto imbottito. Mi ha raggiunto. Ha preso a pugni il cofano della macchina. Mi ha urlato ti ammazzo, ti uccido. Poi mi ha tirato fuori dall'abitacolo e mi ha colpito su tutto il corpo. Non ho capito perchè ce l'avesse con me, durante il tragitto per Limena non mi sono accorto di nulla. Ho visto solo che mi stava dietro e gesticolava». Secondo la difesa D'Anna ha diverse contusioni su gran parte del tronco. Ma il pasticciere invece di reagire, colpendo il centauro con calci e pugni, ha estratto un coltello a serramanico. La sua azione è diventata un eccesso di legittima difesa tanto da sfociare, come ha sostenuto la Procura, in un tentato omicidio. Ma l'avvocato Di Mauro, fin dall'inizio, ha riportato un'altra versione dei fatti, diametralmente opposta alla tesi degli inquirenti. «È stata legittima difesa - ha dichiarato - Lui insieme al vicino è andato alla stazione dei carabinieri di Limena, ma era chiusa. Poi è tornato a casa dove ha trovato le pattuglie dei militari si è consegnato e ha consegnato l'arma». Il 32enne motociclista è stato per lungo tempo ricoverato nel reparto di Chirurgia generale dell'Azienda ospedaliera ed è stato sottoposto a una serie di operazioni per ridurre le ferite. Ancora oggi, sul volto, mostra un profondo taglio. Il rischio è che possa rimanere sfregiato per sempre. 

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