Padova. Materasso in fiamme all'ex Configliachi, dopo la tragedia dell'Epifania la struttura continua ad essere ricovero di senzatetto

In gennaio tre persone sono morte per le esalazioni di monossido di carbonio. L'edificio era stato chiuso ma qualcuno è riuscito a entrare

Giovedì 28 Marzo 2024 di Mauro Giacon, Nicola Munaro
Ex Configliachi

PADOVA - Un fuocherello acceso di notte, nell’ultimo ritorno di un inverno che muta in primavera. Una fiamma rudimentale per scaldarsi durante la notte passata nella soffitta dell’ex Configliachi di via Reni, all’Arcella. Poi la sveglia, i passi fuori dallo stabile abbandonato e le braci che - ancora non sopite - toccano il materasso. Sono le 9 di mattina. È un attimo. Il giaciglio prende fuoco, i residenti e i passanti chiamano i vigili del fuoco e i carabinieri: troppo recente il rogo dell’Epifania che tolse la vita a tre giovani senzatetto, tre stranieri che avevano trovato riparo nelle stanze vuote di quello che fu prima una Villa del Settecento, poi un istituto per ciechi.

Tragedia sfiorata

Se la tragedia, ieri mattina, è stata solo sfiorata è frutto del caso, un gioco del destino. I sopralluoghi dei vigili del fuoco hanno accertato che le fiamme sono partite quando ormai sul letto improvvisato non c’era più nessuno. Gli stessi carabinieri - che hanno passato la setaccio l’ex Configliachi - non hanno trovato persone in nessuna delle stanze. Il fatto, quindi, che tutto sia avvenuto a edificio vuoto ha permesso di parlare solo di un incendio semplice.

Così come l’orario ha influito sull’intervento dei soccorsi, che hanno domato in fretta le fiamme all’interno dell’alloggio di fortuna.

Se, da un lato, in pochi minuti il principio d’incendio scoppiato in un’area dell’immobile di proprietà del Comune è stato spento dai vigili del fuoco, i lavori di messa in sicurezza sono proseguiti poi nel primo pomeriggio quando i carabinieri e i vigili del fuoco hanno di nuovo sigillato la zona. Lucchetti alle porte, finestre sbarrate. Ma l’impressione è che la stretta impressa ieri durerà quanto quelle precedenti, fino alla prossima notte difficile quando ai senzatetto in cerca di riparo basterà usare un po’ la forza (e qualche arnese da muratore) per aprire un altro varco, introdursi nel palazzo e accendere un nuovo fuoco di fortuna accanto al proprio letto. Nelle stanze abbandonate e nei corridoi, infatti, sono stati trovati letti, fornelletti, cibo e altro materiale per scaldarsi: testimoni silenziosi di come l’ex istituto per ciechi sia ancora un riparo di sbandati, nonostante il rogo mortale del 6 gennaio.

Cosa è stato fatto

«Abbiamo già provveduto a richiudere con rete termosaldata il buco effettuato. E a serrare con i lucchetti le porte aperte. Più di così è difficile fare» dice l’assessore alla Cultura del Comune, Andrea Colasio. «Entro fine settimana inoltre avremo il responso della commissione che sta vagliando le sei proposte arrivate per la sistemazione della parte di nostra competenza. Seguirà la determina di aggiudicazione e a giugno l’inizio dei lavori con i Fondi del Pnrr. Quindi da una baracca ne faremo un centro culturale dopo aver trovato i soldi e fatto il progetto, iniziativa che nessuno negli ultimi vent’anni ha fatto».

La storia è nota. La parte dell’edifico che dà su via Reni è stata acquistata dal Comune nel 2022 per 960 mila euro. Quella posteriore è in acquisizione della Provincia: «ma ancora siamo allo stato della delibera che la approva» aggiunge il sindaco e presidente della Provincia Giordani. Come a dire che la questione con la Regione da cui dipende l’Ipab che ne è proprietario non è ancora definita. Anche se la Giunta regionale ha approvato la vendita della porzione dell’ex istituto per ciechi, alla Provincia per 2 milioni e 435mila euro. 

Ultimo aggiornamento: 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci